L'opposizione a Renzi? Moderata, non rossa

L'Italia ha più che mai bisogno, tanto più ora che il centrodestra si sta riorganizzando su posizioni di riformismo centrista, di una sinistra riformista, di centro, non oltranzista

L'opposizione a Renzi? Moderata, non rossa

Mentre il centrodestra si sta riorganizzando, sotto la regia di Berlusconi, su posizioni centriste, si è spenta l'opposizione di estrema sinistra dentro il Partito democratico e la maggioranza di governo. Il sistema politico converge al centro, come accade in tutte le democrazie mature. È una tendenza da salutare con ottimismo, anche se ciò non vuole ancora dire, evidentemente, che Renzi abbia convinto i suoi e si prepari ad affrontare la sola opposizione di centrodestra, prefigurando un sistema bipolare che offra agli elettori uno spettro di possibilità di scelta che finora non c'era stato.

Che il centrodestra si stia riaccorpando è una buona notizia per l'elettorato moderato, che aveva individuato in Forza Italia, il proprio partito d riferimento. Ma è una buona notizia anche per l'elettorato di sinistra, che avverte parimenti il bisogno di un referente credibile e affidabile, non oltranzista, cioè un partito che sia l'alternativa al centrodestra, ma non di opposizione a se stesso da posizioni rivoluzionarie e utopistiche. Renzi - diciamola tutta - non è granché e non pare francamente quella soluzione per la sinistra e per il Paese che pretendeva di essere quando si è proposto come rottamatore anche della sua parte politica. Il ragazzotto fiorentino, arrivato a un livello politico impensabile fino a ieri, partendo da sindaco di una città come Firenze, pare privo di una cultura autenticamente riformista, che non sia, cioè, la semplice enunciazione di programmi di parole. L'Italia ha più che mai bisogno, tanto più ora che il centrodestra si sta riorganizzando su posizioni di riformismo centrista, di una sinistra riformista, di centro, non oltranzista. Spiace constatare che Bersani, D'Alema & C. non abbiano saputo organizzarsi e diventare un'opposizione riformista al centrodestra «da sinistra», concorrendo a creare le condizioni di un bipolarismo autentico che avrebbe rappresentato un concreto passo avanti del sistema politico, tale da affiancare il nostro Paese alle democrazie liberali mature dell'Occidente.

C'è sempre stata, invece, nel nostro sistema politico, l'inclinazione a parlare di politica in termini di schieramenti, tendenzialmente estremisti, invece che di problemi concreti, ponendo costantemente centrodestra e centrosinistra non come alternativi in termini programmatici, bensì alternativi come schieramenti. Così, uno come me ha finito col non votare, perché non vedeva alternative programmatiche tendenzialmente liberali fra centrodestra e centrosinistra, ma solo la proposta di votare l'uno piuttosto che l'altro secondo le proprie inclinazioni politiche. Che ora, finalmente, si parli di programmi, e non solo di schieramenti, è un'indicazione che, personalmente, saluto con soddisfazione e compiacimento. Se centrodestra e centrosinistra mi diranno in quale Paese vorrebbero farmi vivere, diventa possibile che anch'io metta la mia brava scheda nell'urna, a favore di uno dei due programmi, in occasione di qualche votazione. Non lo garantisco, e mi guardo bene dal farlo. Ma è un fatto che la tentazione di approvare l'uno o l'altro dei due programmi diventi reale se entrambi la smettono di contrapporsi solo sotto il profilo degli schieramenti. Un liberale non è né a destra, né a sinistra, bensì altrove, dove lo portano la razionalità di programmi politici affidabili e credibili.

Piero Ostellino

piero.ostellino@ilgiornale.it

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