Una seconda piazzale Loreto. Non c'è però quella famosa pompa di benzina a Milano e non ci sono anni di conflitto alle spalle. Anzi: di tempo ne è passato dai giorni bui della guerra civile italiana. Eppure dopo 73 anni quel "Mussolini a testa in giù" si è ripetuto a Macerata, città diventata - suo malgrado - luogo simbolo della contrapposizione destra-sinistra. Ricorderete l'omicidio di Pamela Mastropietro, le polemiche sull'immigrazione, il raid di Luca Traini, le manifestazioni contrapposte e i cortei antifascisti in cui si inneggia alle foibe. Tira insomma una brutta aria.
La cittadina marchigiana non ha trovato pace neppure ieri, il 25 aprile. La festa della Liberazione, invece di diventare momento per una pacificazione nazionale che in tanti (da troppo tempo) chiedono, è tornata ad essere occasione divisiva che rischia di sfociare nello scontro sociale. Centri sociali e antifascisti hanno ben pensato di mettere in scena una discutibile (se non orribile) rappresentazione dello scempio compiuto sui corpi di Mussolini e della Petacci a piazzale Loreto.
Ferruccio Parri, antifascista di ferro e capo partigiano, definì quei momenti "macelleria messicana" all'italiana. L'amante del Duce era senza mutande e solo l'intervento di un prete ne coprì le grazie esposte al pubblico ludibrio mentre la folla orinava e sputava sul corpo esanime del capo del Fascismo. Anche Indro Montanelli disse di vergognarsi di "appartenere a gente capace di simili infamie".
Ecco. "Simili infamie" sono state trasformate, quattordici lustri dopo, in un gioco per bambini. Palestra Popolare e Collettivo Antifà di Macerata ieri hanno appeso su una forca in piazza Cesare Battisti un manichino del Duce a testa in giù. Testa pelata, braccio destro teso, divisa nera d'ordinanza. Il Mussolini di cartapesta è stato preso a bastonate da adulti e piccini: rompendogli la testa con un palo, i pargoli hanno vinto caramelle e dolciumi contenuti all'interno del (finto) Benito.
Una volta deturpato, il pupazzo in divisa fascista è stato sostituito da un altro manichino pelato in maglia nera e croce celtica sul petto. Come scrive il quotidiano locale Picchio News, potrebbe essere la rappresentazione di Luca Traini o comunque di un generico neofascista.
Non proprio un modo per chiudere un capitolo aperto da troppo tempo per gli italiani (e i maceratesi). Che forse non dovrebbero fregiarsi con quella voglia di vendetta che portò, scrisse sempre Montanelli, al "feroce ludibrio cui furono sottoposti a cadaveri di Mussolini e Claretta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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