"È urgente portare l’esperienza italiana di Mare Nostrum nelle nuove iniziative europee, a partire dall’attuale Triton, con risorse più consistenti, un ambito di operatività più esteso e l’esplicito riconoscimento anche della finalità di soccorso dei migranti in acque internazionali. E occore al più presto abrogare il reato di immigrazione clandestina, retaggio inutile di una visione panpenalistica del fenomeno immigrazione, tutta rivolta a soddisfare presunti bisogni securitari e che oggi costituisce solo un intralcio all’accertamento dei gravi reati che vedono i migranti irregolari in veste di vittime". Ad affermarlo i magistrati di Area, il gruppo al quale aderiscono Magistratura democratica e Movimento per la Giustizia - art.3, nelle conclusioni del seminario nazionale "L’immigrazione che verrà", svoltosi a Catania, sostenendo che "accoglienza, solidarietà e sicurezza si tengono insieme". Insomma di fatto i magistrati chiedono al governo di spalancare le porte all'immigrazione proprio nel momento in cui l'Italia è sotto minaccia dell'Isis che tra i suoi piani ha pure quello di spedire verso le nostre coste cellule terroristiche infiltrate tra i barconi.
Ma come se non bastasse i magistrati chiedono pure condizioni di viaggio più sicure per gli immigrati: "L'instabilità della situazione politica di molte parti dell’Africa e del Medio Oriente continuerà a generare nell’immediato futuro imponenti flussi migratori, spontanei e pressoché incoercibili, verso l’Europa: moltitudini umane in fuga dai conflitti per la sopravvivenza fisica e l’affermazione di condizioni di vita di essenziale dignità. Occorre quindi indirizzare la politica italiana ed europea verso soluzioni che permettano di assicurare condizioni di viaggio e di accoglienza dignitose e sicure, evitando la speculazione di
gruppi criminali che, sfruttando il bisogno di migrare, mettono in pericolo la vita dei migranti esponendoli a inutili tragedie umanitarie". Infine sulla crisi libica e sull'Isis affermano: "Questa minaccia, però, non va confusa con il rischio che tra i migranti vi siano soggetti radicalizzatisi in contesti di conflitto, per i quali sono comunque necessarie misure atte alla prevenzione e al controllo.
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