Emergono dettagli sempre più raccapriccianti sulla drammatica storia di Antonio Stano, il 66enne pensionato di Manduria deceduto il 23 aprile dopo aver subito per lungo tempo aggressioni e violenze da più gruppi di giovani.
"Vagnu, i video di lu pacciu no li faciti vede a nisciunu perché sta giranu” (“Ragazzi, i video del pazzo non li fate vedere a nessuno perché stanno girando”. E' il messaggio scritto nella chat della cosiddetta "comitiva degli orfanelli" da un indagato lo scorso 8 aprile, tre giorni dopo il ricovero in ospedale dell’anziano.
Una frase che fa intuire come i balordi avessero capito che la polizia stava indagando su quegli assurdi e sconvolgenti atti di violenza compiuti contro il pensionato che soffriva di disagio psichico ed era incapace di difendersi alle vessazioni.
La criminale abitudine di andare a sfottere e a pestare il povero uomo, forse, era il modo dei giovani per sconfiggere la noia della routine quotidiana. Negli ultimi tempi, quel folle gioco era sfuggitivo di mano anche alla stessa banda di sconsiderati ragazzi.
"Sta girunu sti video. Casomai vanno a finire a persone sbagliate" (“Stanno girando questi video. Casomai finiscono nelle mani di persone sbagliate”), ha avvertito un altro indagato invitando tutti gli altri a "non recarsi più dalla vittima". Il soggetto, capendo la gravità della situazione, aveva auspicato di non essere coinvolto nell'inchiesta.
Gli agenti della polizia di Stato del commissariato di Manduria erano intervenuti nell'abitazione del pensionato per la prima volta il 14 marzo scorso su segnalazione di alcuni vicini di casa.
Eppure sembrerebbe che le vili aggressioni contro il 66enne duravano da anni. Per questo, gli inquirenti hanno spiegato che l'indagine prosegue sia per stabilire l'eventuale coinvolgimento di altri giovani che per smascherare silenzi ed omissioni.
Altri macabri particolari sono emersi dal racconto di un ragazzo di 19 anni, uno dei due maggiorenni coinvolti nell’inchiesta sulla follia di Manduria. Il giovane nei giorni scorsi è stato ascoltato dagli investigatori e ha ammesso di aver partecipato ad alcune aggressioni, pur specificando di non aver avuto un ruolo attivo nei pestaggi. Il ragazzo ha raccontato che la vittima “urlava implorando con disperazione: state fermi, state fermi”.
A lui si è arrivati grazie all’auto vista dai vicini di casa di Stano durante uno dei raid contro il pensionato. Il giovane ha provato a difendersi affermando che frequentava da circa un mese un gruppo di coetanei.
Un sabato sera, mentre erano in auto, uno di loro gli chiese di andare all’Oratorio di S.
Giovanni Bosco perché “dovevano andare a sfottere “il pazzo” che abitava di fronte”. Il 19enne ha anche raccontato tre episodi di violenze contro Stano, riferendo che le prime due erano state filmate con il suo cellulare da un altro ragazzo indagato e, poi, postate su internet.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.