Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, chiede aiuto al Parlamento. Fa appello all'esecutivo per salvare il suo Comune, costretto a sopportare un carico di debiti che lo pone a un passo dalla bancarotta. "L'analisi ci dice - ha messo in chiaro il primo cittadino - che abbiamo 867 milioni di debiti". Cifre che hanno costretto a chiedere "un confronto con il governo affinché la Capitale abbia ciò che le spetta".
"L'obiettivo è salvare Roma", ha chiarito Marino, secondo cui "il governo deve fare gli stessi sforzi" che sta facendo l'amministrazione comunale. Per raggiungere questo obiettivo, d'accordo con i capigruppo chiederà "ai parlamentari eletti a Roma di Camera e Senato" aiuto nel "lavoro di interlocuzione", perché "la Capitale d'Italia non può fallire e non fallirà". Nell'attesa di un confronto, si lavora però a più ipotesi, con o senza aiuti da parte dello Stato.
Il sindaco prova a spiegare come si è arrivati a questo punto. Spiega che la situazione ha la sua genesi nel "fatto che il decreto Salva Italia è arrivato dopo le elezioni del giugno 2013. Fino a quel momento si è amministrato in dodicesimi". Ma non solo: fa anche il confronto con il capoluogo lombardo, che "ha un terzo della superficie servita di quella di Roma. Milano ha un trasferimento di risorse economiche di 290milioni di euro nel 2013. Roma,nonostante lo straordinario lavoro di rigore del presidente Zingaretti, ha 140 milioni che potranno essere trasferiti nel 2014 per i trasporti che però dovranno avvenire nel 2013".
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