Migranti, il medico di Lampedusa: "Al fianco di Carola, la vera capitana"

Duro intervento del medico di Lampedusa Pietro Bartolo che accusa le politiche migratorie del governo italiano e sul caso della Sea Watch 3 da Lampedusa difende la comandante, Carola Rackete

Migranti, il medico di Lampedusa: "Al fianco di Carola, la vera capitana"

"Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo". Le parole sono della comandante della Sea Watch, Carola Rackete che adesso sfida il governo Italiano. Sul tema del giorno che tiene sulle spine l'opinione pubblica è intervenuto anche il medico di Lampedusa Pietro Bartolo che sui social network esprime il proprio rammarico. "Il mio cuore è lì a Lampedusa, su quel molo da cui ho prestato soccorso a centinaia di migliaia di persone negli ultimi 30 anni. Purtroppo Lampedusa e Bruxelles sono lontane, non soltanto metaforicamente, come dimostra la cronaca di questi giorni. Arriverò sulla mia isola soltanto domani, ma sono già lì col cuore, al fianco di quella splendida capitana di nome Carola".
Appena due giorni fa, l'eurodeputato aveva detto che la situazione della Sea Watch "è una situazione diventata ormai insostenibile. Soltanto nell’ultima settimana a Lampedusa sono sbarcate oltre 100 persone, nel silenzio del governo e senza clamori, mentre a bordo della Sea Watch 3 si è scelto di creare delle condizioni di paura e di incertezza francamente ingiustificabili".

Bartolo aveva anche espresso un duro giudizio sulle politiche migratorie che il governo sta adottando. "Lo spettacolo che il governo, con l’accordo di una parte del Pd, sta offrendo è davvero deludente - dice -. Si continua a insistere su una linea filolibica, soltanto per non ammettere gli errori del passato. Con la situazione attuale, tra l’altro, sarebbe stato facile riconoscere che fino a qualche anno fa le missioni di soccorso in mare da parte della Libia venivano finanziate perché le condizioni erano differenti.

Non condividevo neanche allora, perché in Libia ci sono i lager e lo sappiamo tutti. Ma oggi oltre ai lager c’è la guerra. E l’Italia, anche col consenso di un pezzo di Partito Democratico, autorizza a riportare quelle persone in una zona di guerra da cui erano fuggite".

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