Si dice spesso che la Chiesa ragiona in termini di millenni e non di secoli. La lungimiranza è una dote del Vaticano per pacifica ammissione. Papa Francesco, nel luglio del 2020, ha nominato Mario Draghi presso l'Accademia delle Scienze Sociali della Santa Sede. Erano tempi non sospetti, per quanto il nome dell'ex presidente della Bce venisse messo sul tavolo dei possibili leader istituzionali da parecchio. Bergoglio ha anticipato quello che sarebbe successo dopo circa sei mesi nello scenario politico italiano? Di sicuro, il Papa ha optato all'epoca per una mossa che prova quanto l'ex presidente della Banca centrale europea sia stimato tra le mura leonine. Anche il presidente della Repubblica, però, ha assecondato uno scenario che, fino a qualche ora fa, poteva solo essere ipotizzato. Ecco perché è lecito che si parli di un vero e proprio asse tra il Colle e la Santa Sede.
I laici cui guarda Bergoglio
Il pontefice argentino, come ogni Papa che si è succeduto sul soglio di Pietro, guarda anche ai laici di altro profilo tecnico-istituzionale. Bergoglio ha scelto l'economista Stefano Zamagni per la presidenza della Pontificia accademia delle scienze sociali. Il prefetto del Dicastero del Vaticano per la comunicazione è un altro laico: Stefano Ruffini. Se "The Economy of Francis" - la kermesse che Bergoglio avrebbe voluto tenere ad Assisi, ma che poi è stata rimandata a causa della pandemia -, si fosse svolta, avremmo avuto modo di conoscere meglio il laicato che il successore di Benedetto XVI tiene in forte considerazione: il professor Luigino Bruni, la dottoressa Francesca Di Maolo, che presiede l'istituto Serafico, l'economista Mauro Magatti e così via.
Le similitudini tra la visione del Papa e quella di Draghi
Nella stipulazione del suo "patto con i giovani" - quello soprattutto teso ad una diversa redistribuzione delle ricchezze in vista del futuro - , l'ex arcivescovo di Buenos Aires non può che guardare anche a soggetti che operano in prossimità o in comunione con la Chiesa cattolica, ma non in via diretta nel contesto ecclesiastico. Vale per il Belpaese come per tutte le nazioni del globo terrestre. Draghi potrebbe presto incontrare il Papa da premier. Nel corso dell'ultimo Meeting di Comunione e Liberazione, l'economista ha criticato le politiche dei sussidi, rimarcando la necessità di costruire in maniera prospettica, badando soprattutto ai giovani ed alle loro possibilità.
Mario Draghi, in questo senso, rappresenta un interlocutore privilegiato per il Vaticano, per il Papa e per i cattolici. Lo stesso Draghi nel 2020 è divenuto membro ordinario di un'Accademia centrale per lo sviluppo delle tematiche care a questo pontificato. Chi, se non Bergoglio, ha posto accenti sui temi sociali? Un atteggiamento che non è condiviso troppo dalla cosiddetta destra ecclesiastica, ma su cui Francesco ha insistito e sembra intenzionato a voler insistere ancora. E poi c'è quel dato sulla formazione del presidente incaricato (che accettato con riserva), che in queste ore non è sfuggito a buona parte degli osservatori: l'uomo che il presidente della Repubblica ha individuato per uscire da questa crisi di governo è una "creatura", per così dire, dei gesuiti. Draghi si è infatti formato pure nell'istituto Massimiliano Massimo di Roma, che è gestito dalla Compagnia di Gesù. Un altro elemento che avvicina l'economista al Papa. E non è un caso, come riporta la Lapresse, che uno dei primi placet sia arrivato da padre Antonio Spadaro, che si è espresso su Twitter.
Il commento di Draghi a Caritas in Veritate
Non solo: nel luglio del 2009, l'ex presidente della Bce si era già distinto per la sintonia con il vescovo di Roma. Ai tempi, però, sul soglio era seduto Joseph Ratzinger. E Mario Draghi, commentando Caritas in Veritate, sosteneva le tesi del teologo tedesco, descrivendo come non potesse esistere un'economia slegata dall'etica: "La crisi attuale conferma la necessità di un rapporto fra etica ed economia, mostra la fragilità di un modello prono a eccessi che ne hanno determinato il fallimento". E ancora: "L'enciclica ritorna sul tema antico del rapporto fra etica ed economia, rimasto saldo da Aristotele - per il quale l'economia si collegava naturalmente allo studio dell'etica - ad Adam Smith, che riteneva indispensabile, per sprigionare le virtù del mercato, un "codice di moralità mercantile" basato sulla onestà, sulla fiducia e sulla empatia". Parole perfettamente sovrapponibili alle argomentazioni ratzingeriane.
L'asse col Colle
Draghi, insomma, entrerebbe a Palazzo Chigi con il pieno sostegno delle sacre stanze. Si è detto spesso anche per Giuseppe Conte, che tuttavia non poteva vantare di essere un membro ordinario di una Pontifica accademia per stretta volontà del pontefice regnante. L'asse, però, non è soltanto composta dalle sacre stanze e dalla visione di Draghi: c'è un altro attore decisivo in questa - così come spiegato da Tpi - . Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso della serata di ieri, ha spiazzato più di qualcuno. Il nome di Draghi era sussurrato, ma non esistevano segnali tangibili che la scelta stesse per ricadere proprio sull'uomo che molti spettatori internazionali - e questo non sembra essere un mistero - avrebbero voluto a Palazzo Chigi.
Il presidente Mattarella e papa Francesco parlano una lingua simile: non c'è poi molto da stupirsi per questa convergenza. Chi ci rimette politicamente, semmai, è Giuseppe Conte, che in molti davano blindato proprio grazie ai buoni rapporti con le istituzioni.
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