Donne al potere senza quote rosa

Donne al potere senza quote rosa

L'Italia alle donne. Uno, due, tre: il numero è perfetto e soprattutto colorato di oro. Quella coreana è l'Olimpiade della definitiva emancipazione femminile, del sorpasso rosa in un Paese che ancora fatica a riconoscere il valore aggiunto del sesso debole che fu. Perché guai a chiamarlo ancora così di fronte all'orgoglio di Arianna Fontana che ha indicato la via dell'oro volando sul ghiaccio. Che dire del coraggio di Michela Moioli di buttarsi nel budello da brividi dello snowboard cross. E lascia a bocca aperta la sana follia di Sofia Goggia nella discesa libera. Tre campionesse che hanno ribaltato il famigerato gender gap. Lo sport è sempre un passo avanti rispetto alla società, soprattutto quella italiana, che cambia solo a parole. Dal mondo del lavoro alla politica ci si nasconde dietro a termini e definizioni che riempiono la bocca, ma puntualmente si perdono nell'aria: dalla valorizzazione generale delle differenze alle quote rosa, fino alle pari opportunità. E se magari nei numeri in qualche modo c'è una sorta di parità, il potere resta concentrato nelle mani degli uomini, sempre a occupare le poltrone del potere e sempre a guadagnare di più rispetto alle colleghe.

Ma non sono una rivincita la pattinata da far girare la testa di Arianna, le acrobazie di Michela e la velocità di Sofia: semplicemente valgono più di tante parole femministe o gesti anacronistici come togliere le ombrelline dai gran premi di Formula 1. Tutto nel nome di un rispetto che sa tanto di retorica. Non ne hanno bisogno. Lo dicono le nostre tre donne d'oro, che hanno vinto tutte e tre da favorite: per questo quel metallo prezioso luccica ancora di più, esaltazione del lavoro, della fatica, della sofferenza che hanno dovuto attraversare per arrivare a salire sul gradino più alto del podio. Hanno saputo cogliere l'attimo nella massima espressione per la vita di un atleta: l'Olimpiade. Non servono fiori per loro. La vittoria delle donne è tutta nelle parole di Sofia: «La dedico a me». Non è egocentrismo, ma la consapevolezza tipica femminile dei propri meriti. Adesso tutto torna. Come se fosse scritto che dovesse essere l'Olimpiade delle donne, con il tricolore esibito con orgoglio da Arianna Fontana, la portabandiera.

E a tingere definitivamente di rosa il medagliere dell'Italia anche il pazzo argento della staffetta nello short track e il bronzo pesante di Federica Brignone nello slalom gigante. E così è ancora più perfetto il tris delle regine d'oro. È la nostra vittoria.

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