La corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato quattro dei sei ergastoli inflitti in primo grado per l’omicidio di Lea Garofalo. Al carcere a vita è stato condannato, fra gli altri, l’ex compagno della donna, Carlo Cosco.
Le condanne in appello stabilite oggi dai giudici di Milano per l’omicidio della Garofalo arrivano a undici anni di distanza dall’inizio della vicenda e a quattro dal suo assassinio. Tutto prende il via nel 2002 quando, come testimone di giustizia, Lea viene sottoposta insieme alla figlia Denise a un programma di protezione provvisorio. Ai magistrati della procura distrettuale antimafia di Catanzaro aveva raccontato le faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco, entrambe legate alla ’ndrangheta. Il 25 novembre 2009 la donna era scomparsa: non si era presentata alla Stazione centrale di Milano dove aveva appuntamento con la figlia per tornare in Calabria. Oggi i giudici hanno confermato la condanna all’ergastolo per Carlo Cosco (un anno di isolamento diurno), per il fratello Vito Cosco (otto mesi di isolamento diurno), per Rosario Curcio e per Massimo Sabatino. Per quest’ultimo il sostituto Pg Marcello Tatangelo aveva chiesto l’assoluzione, anche sulla base delle dichiarazioni del pentito Carmine Venturino che lo aveva scagionato. Nei suoi verbali dello scorso luglio, dopo la sentenza di primo grado, il pentito aveva scagionato anche Giuseppe Cosco e per lui oggi i giudici hanno dichiarato l'assoluzione "per non aver commesso il fatto". Al pentito Venturino (ergastolo in primo grado, così come Giuseppe Cosco) i giudici hanno inflitto venticinque anni di reclusione riconoscendogli le attenuanti generiche ma non l’attenuante speciale della collaborazione, che non era stata chiesta neanche dal sostituto pg.
La Corte, presieduta da Anna Conforti, ha anche confermato i risarcimenti per le parti civili: 200mila euro di provvisionale per Denise, la figlia di Lea, 50mila euro alla madre e alla sorella della donna uccisa, e 25mila euro al Comune di Milano. La ragazza, che oggi ha 21 anni, era presente al momento della lettura del verdetto, coperta, come sempre, da un paravento. Adesso Denise vorrebbe celebrare il funerale della madre a Milano.
"L’impianto accusatorio ha tenuto - ha chiarito l'avvocato, il legale Vincenza Rando - Denise è contenta di aver trovato alla fine il corpo della madre e di poterle fare un funerale, che vuole celebrare a Milano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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