"Il potere conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire. La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo". A scegliere queste parole di Benedetto XVI è stato il cardinale Mueller, l'ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che in questa riflessione tradotta da La Nuova Bussola Quotidiana sembra aver chiarito, una volta per tutte, qual è la posizione occupabile dal pontefice rispetto alla Tradizione della Chiesa. Gli stravolgimenti dottrinali, come si deduce bene leggendo il testo completo del cardinale nativo di Finthen, non possono essere consentiti in nessun caso. Neppure, per ipotesi, quando a promuoverli è lo stesso vescovo di Roma.
Questo dibattito sul ruolo del papa rispetto alla tradizione era nato anche relativamente ai "dubia" sull'esortazione apostolica "Amoris Laetitia" e alla Correctio filialis sul medesimo testo di Papa Francesco. Molti, tra cattolici e non, si sono chiesti e si chiedono in riferimento alle discussioni dottrinali in corso: è possibile correggere la visione e le parole di un pontefice? La risposta dei tradizionalisti a questa domanda è sempre stata secca: quando un papa sbaglia, per un cattolico, correggerlo non è un'opzione, ma un dovere. Il cardinale Mueller, che per Benedetto XVI "ha difeso la tradizione, ma nello spirito di Francesco" come prefetto dell'ex Sant'Uffizio, non si è chiaramente riferito a una singola questione dottrinale né a Bergoglio, ma ha affrontato questo complesso macrotema attraverso i testi sacri e lo sviluppo dottrinale della religione cattolica. Sarà bene ricordare, inoltre, che il porporato tedesco non ha mai ritenuto "Amoris Laetitia" un testo errato o eretico. Per Mueller, insomma, nessun papa è un "sovrano assoluto", non solo Bergoglio.
Joseph Ratzinger aveva pronunciato la frase citata da Mueller il 7 maggio del 2005, durante la messa di insediamento al soglio pontificio. Quella del cardinale, però, è anche una riflessione "a tutto tondo" sulle libertà dottrinali di un pontefice:"Dal momento che il papa, in quanto capo del collegio dei vescovi, è il principio dell’unità della Chiesa nella verità - ha scritto il porporato e teologo tedesco - egli ha la missione sia di custodire la verità della rivelazione che di pronunciare nuove formulazioni concettuali del credo (il “simbolo”), laddove sia necessario". E ancora:"Facendo ciò, egli non può aggiungere nulla alla rivelazione dataci nella Scrittura e nella Tradizione, e neppure può cambiare il contenuto di precedenti definizioni dogmatiche. Ma al fine di proteggere l’unità della Chiesa nella fede, a certe condizioni egli ha il diritto e il dovere di dare una nuova formulazione al credo (nova editio symboli)". Un pontefice, in definitiva, possidede una facoltà molto limitata di apportare novità alla Tradizione della Chiesa.
Nella giornata di ieri, intanto, cadeva l'anniversario delle
dimissioni di Benedetto XVI. Il papa Emerito, come i lettori ricorderanno, si è dimesso l'undici febbraio del 2013. L'influenza di Ratzinger in materia dottrinale, però, non ha mai abbandonato del tutto le stanze vaticane.
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