Papa Francesco torna a parlare del diavolo. Il pontefice argentino è già passato alla storia: durante il suo pontificato ha fatto riferimento all'esistenza del maligno più di tutti i suoi predecessori.
L'ammonimento, questa volta, è arrivato durante la Messa a Casa Santa Marta. Il diavolo per il Papa non è un'astrazione, ma un ente che "sta tra noi" e dal quale è necessario difendersi. Bergoglio ha invitato tutti a non dialogare con il demonio. Questi è infatti "pericolosissimo" e "più intelligente di noi". Ma come opera? Per l'ex arcivescovo di Buenos Aires, Satana: "...ci seduce, sa toccare la nostra vanità, la curiosità e noi compriamo tutto, cioè cadiamo nella tentazione. E' uno sconfitto pericoloso. Dobbiamo essere attenti al diavolo" dato che "è un seduttore, sa quali parole dirci, e a noi piace essere sedotti". Il fatto di essere sconfitto, per il gesuita, non preclude al maligno la possibilità di provare a sedurre gli uomini.
Una metafora del Papa, poi, chiarisce le modalità attraverso cui si innescherebbero questi meccanismi di seduzione:"...i cacciatori - ha affermato Bergoglio - dicono di non avvicinarsi al coccodrillo che sta per morire perché con un colpo di coda può ancora uccidere. Così il diavolo che è pericolosissimo: si presenta con tutto il suo potere, le sue proposte sono tutte bugie e noi, scemi, crediamo". E ancora:"Il diavolo è il grande bugiardo, il padre della menzogna. Sa parlare bene, è capace di cantare per ingannare: è uno sconfitto ma si muove come vincitore". Il maligno offrirebbe pacchetti regalo che risulterebbero stupendi alla vista, ma che nasconderebbero sorprese amare all'apertura. Vigilare, pregare e digiunare sono allora le "armi" consigliate dal Papa per contrastare le volontà del demonio.
La necessità di non parlare per vie dirette con il maligno è stata ribadita più volte da Papa Francesco. Il demonio, per Bergoglio, è "vivo".
Un'interpretazione che contrasterebbe di certo con la storia della non esistenza dell'inferno rilanciata per via del "colloquio privato" tra Bergoglio ed Eugenio Scalfari. Diviene difficile pensare che il Papa che più di ogni altro ha parlato del maligno, persino più di Paolo VI che usava scrivere "Demonio" con la lettera maiuscola, non creda nell'esistenza dell'inferno.
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