Il pm Di Matteo: "Riina è perfettamente lucido"

Il pm Nino Di Matteo, a inizio udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia, ha detto che un Riina perfettamente lucido" ha "fatto delle esternazioni" sul boss Provenzano e altri argomenti

Foto d'archivio
Foto d'archivio

Si torna a parlare di Totò Riina. Qualche giorno fa la Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza del tribunale di sorveglianza (che respingela l'istanza di scarcerazione presentata dal suo avvocato), chiarendo che le motivazioni erano "carenti" e "contraddittorie". Non ha deciso, quindi, che Riina vada scarcerato per motivi di salute, ma che serve maggiore chiarezza sulle motivazioni. Questo episodio ha scatenato un putiferio mediatico, con molte persone che hanno espresso il proprio sdegno di fronte all'ipotesi che Riina potesse essere mandato a casa, o che gli venisse tolto il 41 bis. Al momento Riina non è in carcere ma è detenuto, sotto strettissima sorveglianza, all'ospedale di Parma.

Oggi si aggiunge un nuovo tassello significativo. Lo scorso 30 marzo, durante una pausa dell'udienza del processo sulla trattativa tra Stato e mafia, un Riina "perfettamente lucido" ha "fatto delle esternazioni" sul boss Provenzano e altri argomenti. Un agente di polizia penitenziaria ha sentito quanto detto dal boss e ha fatto una relazione di servizio. Questo particolare, molto interessante, è stato annunciato in aula oggi, durante un'udienza sul processo sulla trattativa, il pm Nino Di Matteo, a inizio udienza. L'accusa chiede quindi di sentire in aula lo stesso assistente capo della polizia penitenziaria. "Le esternazioni di Riina sono state inserite nella relazione di servizio - dice il pm Di Matteo - Riina apparendo lucido ha parlato di Rosario Cattafi, Chiamandolo ' zio Saro' dimostrando di conoscerlo. Ha parlato apparendo perfettamente lucido dei rapporti tra Vito Ciancimino e Licio Gelli".

Collegato in videoconferenza da Parma, Totò Riina, adagiato su una lettiga, oltre che Leoluca Bagarella da Sassari e Giovanni Brusca da un luogo segreto.

Anche oggi è assente il generale Mario Mori, indagato nel procedimento, ieri assolto in via definitiva dalla Cassazione, insieme al colonnello Mauro Obinu, dall’accusa di favoreggiamento aggravato dall’agevolazione di Cosa nostra, in relazione alla mancata cattura del boss, Bernardo Provenzano, a Mezzojuso nell’ottobre 1995.

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