Il poliziotto che arrestò Provenzano: "Nessuna commozione"

"Cosa posso dire? Che ricordo con grande emozione il giorno in cui arrestai Provenzano, ricordo le lacrime di tutti i miei ragazzi per quella grande vittoria"

Il poliziotto che arrestò Provenzano: "Nessuna commozione"

"Cosa posso dire? Che ricordo con grande emozione il giorno in cui arrestai Provenzano, ricordo le lacrime di tutti i miei ragazzi per quella grande vittoria. Sulla sua morte non ho molto da dire. Certo, non posso dire di essermi commosso per le sue cattive condizioni di salute degli ultimi tempi e per il fatto che fosse rimasto in carcere nonostante le richieste di differimento della pena". Lo ha detto all'Adnkronos Giuseppe Gualtieri, Questore di Potenza, che dieci anni fa, era il dirigente della Squadra mobile che aveva arrestato il boss Bernardo Provenzano.
"Si trattava di un problema della gestione carceraria - dice Gualtieri - oltre al suo c'erano tanti altri casi. E lui poteva essere pericoloso anche dal carcere, e nonostante le sue condizioni di
salute". Intanto sulla morte di provenzano è intervenuto l'avvocato Di Gregorio: "La mia è una rabbia di un difensore che ha inutilmente tentato di spiegare che l'Italia stava commettendo qualcosa di disumano per impedire a Provenzano di avere dei contatti con la criminalità organizzata - continua l'avvocato Di Gregorio - I veri detenuti al 41 bis sono i parenti, il regime di restrizione è stato applicato ai figli e alla moglie impedendogli di poterlo vedere. E' da più di tre anni che il mio assistito non era più in condizione di capire né dove fosse né di parlare: era un vegetale nutrito artificialmente. Eppure alla famiglia è stato impedito".

"La moglie e i due figli sono con lui: in questo momento stanno salutando la persona, che per loro è cara. Una persona che ha finito mentalmente di esserlo quattro anni fa. La comunicazione del decesso gli è arrivata alle 11.45, quasi in tempo reale". Così a LaPresse l'avvocato Rosalba Di Gregorio, legale di Bernardo Provenzano sin dal giorno dell'arresto nel 2006. "I medici avevano detto alla famiglia di salire a Milano, dove era detenuto all'ospedale San Paolo in regime di 41 bis, perché mancavano poche ore alla sua morte. I parenti non lo vedevano da domenica, hanno potuto usufruire solo del colloquio mensile di luglio ed è assurdo.

Per passare gli ultimi istanti con lui il figlio lunedì aveva fatto richiesta del Dap, un permesso straordinario per poter vedere il padre. Ma gli è stato negato ed è arrivato solo oggi, questa mattina, dopo la morte", aggiunge l'avvocato.

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