Siamo abituati a parlare di populismo solo in termini right wing, ma ne esiste anche uno di sinistra. I libri della politologa belga Chantal Mouffe, gli studi, gli scritti di Ernesto Laclau e qualche declinazione pratica come Podemos in Spagna o ancora il chavismo. sono tutte strade ed esempi utili a capire di cosa stiamo parlando.
Se esiste un filo che lega la dottrina politica massimalista e le esperienze politico - governative, è di sicuro rintracciabile in Sud america, dove di populismo in salsa left ne sanno eccome. Il fenomeno, per quella zona di mondo, si mischia bene con la teologia della liberazione, che la Chiesa cattolica ha avversato per qualche decennio, ma che sta tornando in auge, "grazie" anche a qualche rivalutazione pontificia.
Una delle connotazioni di quella corrente teologica consente, per non dire consiglia, agli ecclesiastici di intervenire sul piano della concretezza. Papa Francesco è il pontefice della periferie, dell'abbraccio offerto dalla Chiesa al mondo, degli ultimi e dell'economia solidale anticapitalista. Non si può asserire che Jorge Mario Bergoglio sia un sostenitore della teologia della liberazione, ma negli anni più di qualche analista "bergoliano" ha associato la pastorale del vescovo di Roma a un rinnovato approccio teologico, la cosiddetta "teologia del popolo".
Come non intravedere, allora, una correlazione tra quanto auspicato per il mondo dall'ex arcivescovo di Buenos Aires e il gesto del cardinal Krajewski, il porporato polacco che ha riallacciato il contatore agli occupanti di Action? Come non notare come il populismo di sinistra, che le odierne gerarchie ecclesiastiche dovrebbero conoscere bene, risieda in alcune opere pragmatiche degli ecclesiastici contemporanei?
Di sicuro la Chiesa cattolica oggi muove una forte polemica nei confronti del sistema ultraliberista e dell'accumulazione di capitale da parte di pochi. Con una certezza simile, si può arrivare a evidenziare come papa Francesco nutra forti perplessità nei confronti della visione del mondo occidentale. C'è - affermano i critici del pontefice - un messaggio costante e colpevolizzante, che punta dritto all'uomo europeo, erede della tradizione coloniale e protagonista di una presunta stagione neo - coloniale.
Basterebbe citare il numero di volte in cui il Santo Padre ha avuto modo d'interloquire con Hugo Morales per dare maggiore forza a questa tesi.
E poi c'è il populismo di destra, che invece viene ritenuto pericoloso dal Vaticano, perché portatore sano di paura nei confronti del diverso. Quanto fatto dal cardinal Krajewski no: quello non è considerato rischioso per la tenuta delle fibre che legano un popolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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