Profili social rubati in aumento, anche Katia Noventa vittima degli hacker

È in atto una recrudescenza di attacchi hacker che non colpiscono solo obiettivi sensibili o grandi aziende, ma si sono concentrati soprattutto sui social, senza fare distinzione tra gente comune e vip. Tra questi anche Katia Noventa che racconta la sua esperienza, per sensibilizzare su questo problema, che sta creando anche enormi danni enconomici

Profili social rubati in aumento, anche Katia Noventa vittima degli hacker

Solitamente sono gli amici che ti avvertono. Magari con un WhatsApp dicendoti che con un messaggio privato su Instagram, gli stai consigliando di comprare bitcoin. Alcuni ti chiedono perché, mentre tu incredula non riesci a comprendere di cosa stiano parlando. Lo capisci poco dopo quando provando ad accedere al tuo profilo Instagram, o Twitter o Facebook, quello dove avevi le tue foto, i tuoi contatti, dove mostravi i tuoi lavori, capisci che non puoi più accederci perché è stato hackerato. Eppure ti chiedi perché dovrebbero? Quali informazioni importanti possono prendere? Riprovi ad entrare. Ti viene richiesta una password che cerchi di recuperare, ma le informazioni vengono inviate ad un’altra mail che l’hacker ha cambiato, così come il tuo numero di telefono e anche il nome del profilo. Sulla pagina continua ad esserci la tua faccia, quella dei tuoi amici e a volte dei tuoi figli. Ma tutto quello non è più tuo. Da lì inizia una vero e proprio incubo a cominciare dalla denuncia alla polizia postale, fondamentale, dove ti rendi conto di essere una delle centinaia a cui in una sola mattinata hanno hackerato il profilo. Ma non solo, scopri tristemente che non sai a chi chiedere per riaverlo indietro, perché nessun social ha un contatto diretto a cui puoi scrivere o con cui puoi parlare.

Questo non è solo il racconto personale di chi scrive, ma quello di migliaia di persone che soprattutto in questo periodo, hanno visto il proprio profilo social, i contatti, i messaggi privati, rubati, per pubblicizzare spesso bitcoin o chiedere un riscatto per averlo indietro. Una pratica questa ormai diventata “democratica”, che colpisce tutti, vip e gente normale, accomunati dal furto di identità e dall’impossibilità di poter fare qualcosa per rimediare. Perché dall’altra parte, non esiste qualcuno che si può contattare. È importante sensibilizzare su questo fenomeno criminale, perché non si tratta soltanto di una pagina Instagram o di un social, non si tratta di qualche foto messa come vetrina, ma è qualcosa di molto più. Ne abbiamo parliamo anche con Katia Noventa, giornalista e personaggio del mondo dello spettacolo, che proprio in questi giorni ha subito la stessa sorte, mentre era in vacanza fuori dall’Italia.

Anche a lei hanno hackerato il profilo Instagram, come è successo?

“Mi è arrivato un link su cui ho distrattamente cliccato, se successo a me, che sono una persona estremamente attenta che non apre link che non conosce, figuriamoci a persone meno esperte. Immediatamente hanno cambiato le mie password, la mia mail e il mio nome, quindi anche se provavo ad accedere con “katianoventaofficial”, non era più quello. Sono bastate piccole modifiche al nome affinché tutto quello che era nella mia pagina, non fosse più mio. La cosa assurda è che una persona qualsiasi può in qualche modo entrare e portarti via tutto senza nessuna garanzia e senza nessuna tutela. Questo non è accettabile”.

Immagino abbia provato a contattare Instagram?

“Sì ma non c’è nessun modo per contattare questi social. Non ci sono mail, non ci sono telefoni. Devi solo eseguire procedure complicatissime ma anche riuscendo a cambiando password e mail, tutte le informazioni di recupero arrivano all’hacker e non a te”.

Ha fatto una denuncia alla Polizia Postale?

“In questo momento mi trovo a Miami, è ho fatto la denuncia sia alla polizia postale italiana che americana, al commissariato italiano e anche a quello americano. Una poliziotta ha aperto una denuncia, però mi ha anche detto: "Tanto non lo prenderanno, la cosa importante è che lei riesca a riavere il suo profilo”. Anche questo senso di impotenza, di rassegnazione sul fatto che nessuno pagherà per questo, è una cosa grave e crea molta frustrazione. Perché dovremo rassegnarci? Ormai è tutto online, tutto digitale, c'è la spinta verso l’utilizzo di questo tipo di mezzi, ma dall’altra parte noi diamo tutti i nostri dati online a questi “big data”, che non offrono nessuna sicurezza”.

Molti dicono minimizzando che si tratta solo di un social, eppure l’aumento di questi furti dimostrerebbe il contrario. Perché sono così importanti?

“E’ un biglietto da visita. Quando incontri qualcuno per lavoro, la prima cosa che ti chiede è il nome del tuo profilo Instagram. Va a vedere chi sei, cosa fai, quanta gente ti segue. È il tuo strumento di lavoro, tramite il quale le aziende ti contattano perché vogliono la tua immagine per un prodotto o una sponsorizzazione. Ma anche ammettendo che non lo si faccia per lavoro, in ogni caso tu stai sempre comunicando qualcosa agli altri. E questo è il modo di interagire oggi. Mi sono sentita proprio violata della mia identità. Perché questa persona ha accesso alle mie conoscenze, ai miei messaggi, alle mie foto tramite il mio profilo, e può ingannare i miei amici e le persone che mi seguono. Magari ci riescono, perché qualcuno che vede che io promuovo, in questo caso dei bitcoin, magari ci crede. Molti miei amici lo hanno capito che era stato hackerato però c'è anche qualcuno che non lo sa, e pensa che quelle cose le stia sponsorizzando io”.

È anche una questione di credibilità

“E’ proprio quello. Io ho una credibilità, sono una giornalista, sono un personaggio conosciuto e proprio per quello mi chiedono di promuovere delle cose, perché comunque sei una garanzia, altrimenti non ci sarebbero gli influencer. Deve esserci una tutela, perché se sei un influencer e arriva un messaggio a tuo nome inviato da questi hacker, è un danno enorme alla tua immagine, che nessuno riconosce, anche se fai causa. È una cosa che va assolutamente modificata. Quando facevo la televisione non c'erano i social e se vogliamo eravamo anche più tutelati. Quando facevi le foto il copyright era del fotografo, conoscevi il giornale, il giornalista, tutto quello che c'era era garantito. Ora siamo in mezzo ad una giungla. Si possono scrivere fake news senza il minimo controllo, questa modalità va assolutamente modificata”.

Tra l’altro è anche un problema di sicurezza perché si è responsabili di quello che viene pubblicato da questi hacker.

“Per questo è importante fare la denuncia alla polizia postale, anche se nonostante questo, gli hacker continuano ad agire indisturbati. C’è bisogno che ci sia un'attenzione particolare. Non può essere lasciati così. In pochi giorni ho saputo di moltissime persone a cui è successa la stessa cosa. Anche ad Emanuela Folliero è accaduto e mi ha raccontato che ci ha messo due mesi per riprendere il suo account’.

Quale sarebbe secondo lei la cosa importante da fare?

“Come dicevo ci dovrebbe essere maggior tutela, anche una legge che protegga i profili contro gli hacker, che non vengono mai puniti.

Dovrebbero essere inasprite le condanne, perché è sempre lo stesso discorso, se non c'è una certezza della pena si continua a delinquere. Andrebbe migliorata la sicurezza di questi social, la modalità di recuperarli. Finché non ti succede non ci pensi, credi di essere tutelato, ma in realtà non lo sei”.

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