Il voodoo fa ricca la mafia nigeriana. È il lato esoterico delle organizzazioni malavitose a cementare il legame tra queste, i suoi membri e le sue vittime. Che sono soprattutto giovani ragazze povere, irretite dal miraggio di un lavoro buono e onesto nella scintillante Europa.
Nella relazione semestrale relativa alla seconda parte del 2017, la Direzione Investigativa Antimafia affronta il tema che è, secondo gli investigatori, alla base del reclutamento di donne da gettare ai postriboli, che finiranno per arricchire solo le organizzazioni “cultiste”, la mafia africana.
Tra le principali sette criminali individuate dagli inquirenti, ci sono la Black Axe e la Supreme Eye.
“Tali gruppi, ramificati a livello internazionale, si caratterizzano per la forte componente esoterica, a sfondo voodoo o ju-ju – si legge nel documento della Dia - , che va ad influire in maniera sostanziale sul reclutamento e sull’operato dei partecipanti, nonché, data l’alta valenza suggestiva, anche sulle stesse vittime del reato di tratta che restano, così, indissolubilmente legate, per timore di ritorsioni, ai trafficanti”.
Si tratta di cerimonie crudeli, che raggiungono il culmine in un solenne giuramento prestato (di solito, nel caso delle ragazze) alla maman, che esercitano una profonda impressione sullo spirito di cui le subisce o vi assiste. Che finisce per credere di non aver più alcuna padronanza di sé, di essersi consegnate a un padrone che su di loro esercita ogni tipo di diritto e potestà.
Il quadro che ne deriva è quello di un autentico affare, per le tasche dei cultisti e dei mafiosi. Che parte da lontano, già dalle strade polverose dei quartieri ghetti delle città povere nigeriane e finisce dritto sui marciapiedi delle periferie italiane ed europee: “In tale contesto, proprio la tratta degli esseri umani finalizzata alla prostituzione costituisce un’importante fonte di finanziamento per la criminalità nigeriana – si legge ancora nel capitolo dedicato all’analisi sui fenomeni malavitosi stranieri - . Si può, ormai, parlare di una collaudata metodologia operativa che interessa l’intera filiera connessa allo sfruttamento della prostituzione, che inizia con il reclutamento delle donne in Nigeria, sino alla produzione di falsa documentazione, per la regolarizzazione sul territorio nazionale della loro posizione”.
Rimane importante, però, non pestare i piedi alla criminalità locale e, soprattutto, tenere in soggezione le ragazze. Con ogni mezzo: dalle minacce "paranormali" a quelle di ritorsione sulle loro famiglie. “Lo sfruttamento della prostituzione, anche minorile, viene tendenzialmente gestito, nei diversi contesti territoriali, cercando di evitare qualsiasi tipo di conflittualità con le organizzazioni criminali già radicate sul territorio.
Continua, tuttavia, ad essere frequente il ricorso a minacce e violenze per l’assoggettamento delle vittime dello sfruttamento, con un analogo trattamento spesso esteso anche ai familiari in patria, da parte di referenti delle organizzazioni”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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