Quegli alunni disabili di serie B

Se c’è un riconoscimento dei diritti degli alunni disabili, come mai se ne escludono ben 11.878, e cioè quelli che frequentano le pubbliche paritarie, per i quali l’onere per l’insegnante di sostegno è a totale carico delle famiglie e delle scuole?

Quegli alunni disabili di serie B

Se c’è un riconoscimento dei diritti degli alunni disabili, come mai se ne escludono ben 11.878, e cioè quelli che frequentano le pubbliche paritarie, per i quali l’onere per l’insegnante di sostegno è a totale carico delle famiglie e delle scuole? È evidente la necessità di una assoluta uguaglianza di diritti per tutti gli alunni disabili, qualunque sia la scuola frequentata. Eppure si è ancora incapaci di garantire tale diritto, rimediando a un’ingiustizia che colpisce famiglie particolarmente fragili. Mettiamoci nei panni di una mamma che si sente telefonare dalla scuola pubblica statale affinché non accompagni a scuola la figlia con certificazione di disabilità, in quanto la docente di sostegno è assente. Oppure nei panni di un papà che si sente dire dalla scuola pubblica paritaria, che pure vorrebbe accogliere suo figlio, che non sa come pagare il docente di sostegno, perché ha già altri disabili gravi, a cui essa provvede direttamente alzando il tetto del proprio indebitamento, oppure affidandosi alla provvidenza. Che cosa farà dunque la scuola paritaria? Chiuderà? Che farà quel padre, che non può - e non deve – pagare 30.000 euro annui per 5 anni? Forse insisterà? Oppure rinuncerà al suo diritto costituzionale di scegliere l’educazione per il proprio figlio e lo iscriverà in una scuola che mai avrebbe desiderato? È il sapore non tanto della polemica, quanto dell’amarezza quello che il cittadino medio avverte nel succedersi di ingiustizie così lampanti. È doveroso riconoscere i passi compiuti: ricordiamo che la Legge di Stabilità ha previsto risorse aggiuntive per le scuole che accolgono alunni con disabilità (Art.1 comma 616), complessivamente 23,4 milioni annui. Ma è altresì doveroso bloccare proclami politici sulla scuola che innescano la costante disillusione per cui, se da un canto si riconosce il diritto, dall’altro lo si nega.

Ad un politico serio deve stare a cuore che siano puntualmente applicati i principi di rispetto e tutela pronunciati: a) dall’Art.3 della Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”; b) dalla L. n° 62/2000, che prevede, tra i requisiti per il riconoscimento della parità, “l’applicazione delle norme vigenti in materia di inserimento di studenti con handicap o in condizioni di svantaggio”; c) dalla L. n° 67/2006 sulla non discriminazione per una tutela rapida del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in particolare all’Art.2. Dalla disposizione in questione si evince che “il costo dell'insegnamento di sostegno è posto a carico dello Stato e giammai potrebbe essere posto dagli istituti scolastici paritari a carico dei genitori degli alunni portatori di handicap”. A darci ragione sopraggiunge il Tribunale civile di Roma, che con l'Ordinanza n° 21122-13 ha accolto in via d'urgenza la richiesta di condanna per discriminazione di una scuola paritaria che aveva rifiutato l'iscrizione ad un alunno con disabilità poiché la famiglia non era disposta a pagare le spese per il sostegno. L'Ordinanza sottolinea l'obbligo delle scuole paritarie a garantire l'integrazione scolastica e, in un passaggio ancor più interessante, l'obbligo dello Stato di pagare il sostegno anche alle scuole paritarie. L'Ordinanza precisa inoltre che, qualora lo Stato non provveda immediatamente al pagamento del sostegno, la scuola paritaria è comunque obbligata a fornirlo, fermo restando il suo diritto al rimborso dallo Stato di quanto ha dovuto anticipare. Ciò onde evitare che con il pagamento a carico dell'alunno con disabilità questi venga discriminato rispetto ai compagni disabili delle scuole statali, che non debbono pagare nulla per il sostegno.

Il sistema scolastico italiano, classista, discriminatorio e regionalista, è estremamente costoso. Abbiamo già ampiamente dimostrato che il costo standard di sostenibilità per allievo, un finanziamento “ad personam” che ciascuno studente potrebbe investire liberamente nelle scuole statali o paritarie di suo gradimento, permetterebbe allo Stato Italiano di garantire questi diritti a costo zero, oltre a incentivare doverosi comportamenti di efficienza e di sostenibilità economica. Il finanziamento per allievo (non ricevuto dallo studente, ma erogato direttamente alla scuola prescelta) dovrebbe variare in base al grado di scuola. Ad esempio, il “prezzo” che lo Stato dovrebbe pagare all’anno per ogni studente della scuola dell’infanzia paritaria o statale sarebbe di € 4.573,91 (se si stratta di uno studente appartenente a una famiglia non abbiente); il finanziamento sarebbe invece di € 5.369,58, se nella classe fosse presente uno studente con handicap. La cifra per la scuola primaria sarebbe di € 4.851,19 annui e per la scuola secondaria di primo grado di € 6.968,90. Il finanziamento relativo ai licei e agli istituti tecnici sarebbe circa di € 6.000. Un metodo nuovo, positivo per lo sviluppo e per la libertà dell’intero sistema scuola, ma anche per mettere maggiormente a frutto il finanziamento pubblico annualmente concesso. A fronte di una emergenza educativa implacabile, l’Italia sta perdendo scuole pubbliche, sia statali che paritarie, di altissima tradizione educativa. Dove non c’è la libertà di scelta educativa non può essere Buona la Scuola. Il vulnus è troppo grave.

Continuiamo così a chiedere instancabilmente alla classe politica di posizionarsi al cuore della quaestio: il diritto degli alunni con disabilità a non essere discriminati e l'obbligo delle scuole paritarie di garantire l'integrazione implicano che lo Stato è tenuto a pagare il docente di sostegno, rispettando e garantendo la libertà di scelta educativa della famiglia. Al bivio di ogni scelta si abbia il coraggio di guardare ai diritti dei più deboli, dei cittadini, della civitas.

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