Questione morale e politiche estremiste: quello che Kamala non dice all'America

La Harris avrebbe vinto con un voto immediato subito dopo il trionfo di Chicago, ma la sua vittoria diventa meno probabile ogni giorno che passa

Questione morale e politiche estremiste: quello che Kamala non dice all'America

Il discorso con cui Kamala Harris ha accettato la candidatura è stato così ben scritto e così ben pronunciato che avrebbe potuto farle vincere la presidenza da solo, se le elezioni si fossero tenute domani. Ma mancano ancora 73 giorni alla fine delle votazioni, durante i quali Kamala non potrà eludere tutte le domande che sono rimaste senza risposta dalla sua improvvisa elevazione a candidata democratica il 21 luglio, quando Biden ha rinunciato al suo tentativo di rielezione, appena un mese fa -, un intervallo durante il quale Kamala Harris non ha tenuto nemmeno una conferenza stampa, né si è prestata ad alcuna intervista.

Un tale evitamento sistematico della stampa richiede una spiegazione, e la più ovvia è che teme di dover rispondere a tutte le domande che ha schivato ricevendo la nomination senza dover conquistare voti e sostenitori nelle elezioni primarie da uno Stato all'altro, rispondendo a ogni domanda della stampa.

Alcune di queste domande avrebbero riguardato la sua personale «questione morale». Quando arrivò a San Francisco con la sua laurea in legge aveva 29 anni, un bell'aspetto, ma pochi soldi. Avrebbe potuto accettare un secondo lavoro, ma trovò una soluzione migliore iniziando una relazione con il sessantenne Willie Brown, potentissimo sindaco di San Francisco. Bello lui non era, in compenso le ha fatto parecchi regali indispensabili, a cominciare da una BMW e da due incarichi governativi che assicuravano stipendi decenti senza un vero lavoro, le classiche sinecure: 72mila dollari l'anno per partecipare alle riunioni periodiche della California Medical Assistance Commission e 97.088 dollari l'anno per fare lo stesso nella Unemployment Insurance Appeals Board. Brown ha continuato a sostenere generosamente la Harris quando ha fatto campagna per diventare procuratore distrettuale di San Francisco, e molto più tardi ha appoggiato la sua campagna di successo per il Senato degli Stati Uniti del 2016.

Non è un crimine per una bella donna giovane avere rapporti sessuali con un uomo anziano e potente per ottenere vantaggi materiali, ma non è nemmeno coerente con il suo nuovo ruolo di ultra-femminista che sta facendo campagna per diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti.

È dal Senato che è stata promossa alla vicepresidenza da Joseph Biden, un altro uomo molto più anziano con cui certamente non ha avuto una relazione, ma che l'ha trattata come la maggior parte dei presidenti tratta i vicepresidenti: l'ha ignorata, fino a poco tempo fa, quando l'ha nominata «Border Czar» per fermare l'ondata di immigrati che lo stesso Biden aveva iniziato, eliminando i controlli di Trump.

Domande ancor più grandi e senza risposta sono sollevate dalle uniche proposte politiche che Kamala ha fatto dopo la rinuncia di Biden: solo due, ma entrambe completamente sbagliate.

In primo luogo, i controlli governativi sui prezzi degli alimenti venduti da rivenditori di ogni tipo, ma più spesso dai supermercati locali. Prima li ha incolpati di gonfiare i prezzi e poi ha promesso di imporre controlli. Il che è davvero strano: da avvocato quale è, Harris dovrebbe sapere che lo Stato di diritto vieta leggi contro reati non specifici come le «attività controrivoluzionarie» o il price gouging. In secondo luogo, da persona istruita quale è, deve sapere che quando i governi spendono molto di più di quanto incassano in tasse (come ha fatto l'amministrazione Biden su vasta scala) il dollaro perde valore e i prezzi devono aumentare. Per cui se si impongono controlli sui prezzi delle carote, il loro prezzo non scenderà, piuttosto non ci saranno più carote in vendita, perché nessuno lavorerà per perdere soldi vendendo carote in perdita. E lo stesso vale per tutto il resto. Il grande Diocleziano, che prolungò l'Impero Romano per un altro secolo, provò a controllare i prezzi, con legioni e pene severe per far rispettare i suoi ordini, ma anche lui dovette accettare che la domanda e l'offerta sono più forti degli imperatori.

Anche la seconda proposta della Harris ignorava la realtà economica: per aiutare gli acquirenti di prima casa, in crisi per le alte quotazioni degli immobili, proponeva di concedere loro sovvenzioni in denaro. Se avesse chiesto a qualsiasi economista, indipendentemente dalle sue idee politiche, avrebbe appreso che iniettare denaro del governo nel mercato immobiliare non produrrà più case, ma solo prezzi più alti. Inoltre, la Harris non ha proposto l'unica cosa che potrebbe ridurre i prezzi delle case: la deregolamentazione, l'abolizione delle numerose normative che impongono costi elevati, comprese le nuove normative «verdi», particolarmente costose.

Poiché non ha dovuto fare una campagna elettorale per arrivare alla presidenza, non ha dovuto difendere le sue indifendibili proposte politiche - che non sono semplicemente misure stentate, ma piuttosto espressioni di qualcosa di dieci volte più grande: l'applicazione dei principi del «Big Government» californiano in tutti gli Stati Uniti. Dal 2017 più di un milione di californiani se ne sono andati per emigrare in altri Stati, dal Montana al Texas, a causa di tutte le nuove tasse e le nuove leggi promulgate nello Stato, dove la legislatura è controllata da una nuova invenzione politica: una coalizione molto stabile di estremisti, ognuno dei quali accetta l'estremismo altrui per avere il sostegno del proprio.

Un risultato sono i regolamenti ambientali radicali che aumentano i costi degli alloggi, spingendo le persone a diventare senzatetto. Un altro risultato sono le tasse ecologiche che rendono la benzina molto più costosa in California. Così come la legge che sollecita ingenti risarcimenti per la schiavitù, anche se la schiavitù non è mai stata permessa in California. C'è poi la nuovissima legge S-1955 (fortemente sostenuta da Kamala Harris), che ha appena spinto Elon Musk ad abbandonare la California per il Texas: proibisce agli impiegati scolastici di dire ai genitori che i loro figli indossano abiti del sesso opposto o altre cose del genere, e proibisce qualsiasi punizione agli impiegati scolastici che abbiano «aiutato» un bambino a trovare il proprio orientamento sessuale, una vera e propria «chiamata» per i pedofili. Anche perché non è prevista un'età minima, tanto che può essere applicata ai bambini in età prescolare a partire dai 3 anni.

Questo è il tipo di follia californiana che Kamala Harris considera la nuova normalità.

Nei prossimi 73 giorni i non californiani avranno l'opportunità di scoprire quali misure californiane Harris intende applicare in tutti gli Stati Uniti, per poi votare di conseguenza. La Harris avrebbe vinto con un voto immediato subito dopo il trionfo di Chicago, ma la sua vittoria diventa meno probabile ogni giorno che passa.

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