Lo stato di degenza di Totò Riina "gli consente lo svolgimento di una vita dignitosa, e di una morte, quando essa avverrà, altrettanto dignitosa". Così la presidente della bicamerale Antimafia, Rosy Bindi, relazionando alla commissione sul suo sopralluogo di ieri all'ospedale di Parma, dove il boss è recluso dal 2013.
Secondo Rosy Bindi, reduce - insieme ai vicepresidenti Claudio Fava e Luigi Gaetti - alla visita all'ospedale maggiore di Parma dove Riina è detenuto in regime di 41 bis, "si è accertato che Riina ha da sempre goduto della massima attenzione medica assistenziale. Inoltre, la struttura carceraria ha provato ad adeguarsi progressivamente alle esigenze del recluso, tanto che la situazione è certamente mutata in meglio rispetto allo stato dei fatti riscontrato dalla Suprema Corte e risalente al maggio 2016".
Parole con le quali la presidente della commissione bicamerale ha preso quindi posizione contro il parere espresso dalla Corte di Cassazione, che poco tempo fa aveva chiesto al Tribunale di Sorveglianza di riesaminare la richiesta di scarcerazione presentata dai legali del boss scrivendo che anche "Riina ha diritto a una morte dignitosa".
Una frase che aveva scatenato forti reazioni da parte del mondo politico e dell'opinione pubblica, compresi i familiari delle centinaia di vittime di Mafia causate direttamente o indirettamente dalla "Belva" di Corleone.
"Totò Riina è stato e resta il capo di Cosa nostra: non perchè lo Stato ha vinto ma perchè capo rimane per le regole mafiose.
Lo Stato vince quando un recluso vive una situazione carceraria che gli garantisce dignità di vita - ha spiegato Rosy Bindi - non quando libera qualcuno che è ancora capo di Cosa nostra: Riina conserva immutata la sua pericolosità concreta e attuale", la chiusura della presidente della commissione bicamerale antimafia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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