Il rilascio dei terroristi peggio del cessate il fuoco

Bibi costretto dal mondo a uno scambio rischioso. Il precedente del rilascio di Sinwar

Il rilascio dei terroristi peggio del cessate il fuoco

La guerra è una cosa terribile, ma storicamente ha spesso avuto il grande merito di porre fine al conflitto e di portare la pace, se dura abbastanza a lungo e porta distruzioni tali da esaurire la volontà di combattere e i mezzi materiali dei perdenti. Così è stato nel 1945, quando le città tedesche rase al suolo e quelle giapponesi bruciate hanno inaugurato una pace ancora duratura con quelle nazioni guerriere un tempo indomite. Ma ora che il mondo intero guarda le vittime della guerra a colori e in presa diretta, con donne e bambini in primo piano e combattenti in armi quasi mai mostrati, le guerre rimangono distruttive (anzi, persino di più), ma non portano più la pace. Al contrario, portano solo dei cessate il fuoco, richiesti a gran voce da presidenti e papi lontani, che consentono agli antagonisti la pausa pacifica di cui hanno bisogno per ricostruire le forze in vista di un nuovo round di combattimenti. In quest'ottica, l'unica cosa peggiore della cessazione prematura dei combattimenti è cessarli per recuperare gli ostaggi, il cui numero non può raggiungere nemmeno l'uno per mille dei cittadini messi in pericolo dalla loro liberazione.

Si dà il caso che Benjamin Netanyahu fosse già premier di Israele (per la seconda volta) il 18 ottobre 2011, quando un totale di 1.027 prigionieri palestinesi, tra cui 280 che stavano scontando l'ergastolo per l'omicidio di un totale di 569 civili israeliani, furono scambiati con il caporale Gilad Shalit, catturato al confine con Gaza il 25 giugno 2006, come soldato ferito di 19 anni. Tra i rilasciati c'era Yahya Sinwar, il pianificatore e comandante della guerra iniziata il 7 ottobre con l'uccisione di circa 1.200 israeliani e la cattura di 251 ostaggi. Stava scontando una condanna all'ergastolo per omicidi multipli, era sopravvissuto a un tumore al cervello grazie a un intervento chirurgico dei suoi carcerieri israeliani, era diventato un ottimo conoscitore dell'ebraico mentre studiava la storia ebraica con i corsi dell'Open University trasmessi in carcere e - come sapevano bene le sue guardie - era salito molto in alto nella gerarchia di Hamas mentre era ancora dietro le sbarre.

Una volta libero a Gaza, Sinwar ha stretto un'alleanza con l'Iran sciita. Mentre i suoi compagni islamisti sunniti dell'Isis in Irak e Siria uccidevano gli sciiti a vista, Sinwar ha fatto pressione per un'alleanza con i suprematisti sciiti iraniani e ha effettivamente incontrato la Guida Suprema Khamenei a Teheran come membro di una delegazione di Hamas il 12 febbraio 2012, come ha rivelato una fotografia dell'incontro. Solo l'Iran era disposto a privare la propria popolazione, metà della quale è ancora impantanata in una profonda povertà, dei miliardi che Hamas ha ricevuto per acquistare le attrezzature di scavo per gli oltre 500 chilometri di tunnel di Gaza rivestiti di cemento, le lamiere e gli esplosivi necessari per produrre in massa i razzi da bombardamento, nonché il denaro aggiuntivo per le tangenti agli ufficiali della polizia e dell'esercito egiziano per garantire la consegna sicura di tutto ad Hamas, compresi i beni di lusso per il vivace mercato di Gaza. Con l'agenzia di soccorso delle Nazioni Unite che paga per l'alloggio, il cibo, la scuola e l'assistenza sanitaria di tutti i discendenti dei rifugiati del 1948, il vasto flusso di donazioni per i palestinesi ha generato a Gaza una domanda di beni di lusso alla moda, tra cui la famosa borsa Birkin da 32mila dollari della signora Sinwar, rivelata da un video di sicurezza di Hamas.

Tuttavia, i piani di Sinwar non avevano nulla di materialistico. Il fatto che i campi profughi citati in ogni articolo di stampa fossero stati da tempo sostituiti da città con abitazioni migliori di quelle giordane o egiziane, e che le strade di Gaza fossero intasate da auto sempre più belle, stava facendo nascere una borghesia invece dei guerriglieri islamici disposti al martirio che Hamas voleva. La soluzione di Sinwar è stata l'attacco totale del 7 ottobre 2023. I piani di Hamas non prevedevano alcuna disposizione per proteggere i civili di Gaza dall'inevitabile contrattacco di Israele (al contrario, non era permesso loro di rifugiarsi nei tunnel), ma includevano atrocità pianificate e filmate per provocare una risposta israeliana massima. Dal punto di vista di Sinwar, più gli israeliani bombardavano Gaza e meglio era, perché l'opinione pubblica mondiale sarebbe stata maggiormente sensibilizzata a sostenere i palestinesi, e i politici di tutto il mondo avrebbero chiesto un cessate il fuoco molto prima che gli israeliani potessero seriamente smembrare Hamas, riparata e dispersa nei suoi tunnel. Inoltre, per le ragioni dottrinali di un vero credente, Sinwar vedeva un successo in tutte le morti, non solo israeliane. Come disse all'allora capo di Hamas Ismail Haniyeh, quando tre figli e quattro nipoti di Haniyeh furono uccisi in un attacco aereo, la loro morte avrebbe «infuso vita nelle vene di questa nazione, spingendola a risorgere alla sua gloria e al suo onore».

Il 17 ottobre 2023, al decimo giorno di guerra, ci fu un'esplosione all'ospedale Al-Ahli di Gaza. I giornalisti di Gaza diedero la notizia che 500 civili erano stati uccisi dalle bombe israeliane, scatenando l'indignazione mondiale, che non fu affatto revocata quando si scoprì che il reale bilancio era una manciata di feriti colpiti dalle schegge di un razzo palestinese caduto corto nel parcheggio dell'ospedale. Da lì in poi, lo schema si è ripetuto, con le redazioni di tutto il mondo che si ostinavano a fingere che i loro giornalisti part-time di Gaza fossero reporter e non propagandisti di Hamas per costrizione o per scelta.

Ancora primo ministro, come nel 2011 quando Sinwar fu liberato, ma questa volta con una maggioranza molto più ristretta nel Parlamento israeliano, compresi due imbarazzanti estremisti, alla terza settimana di guerra, con pochissimi progressi nell'estirpare Hamas dai suoi tunnel, Netanyahu stava ricevendo esattamente gli stessi consigli dalla Casa Bianca, dal governo britannico, dal capo dell'Unione Europea e dalle famiglie degli ostaggi: doveva accettare un cessate il fuoco, doveva fermare la sua inutile guerra...

Quando la guerra è iniziata, nell'ottobre 2023, Netanyahu era primo ministro da solo dieci mesi con la sua ultima coalizione, ma era già stato primo ministro per dodici anni con quattro coalizioni precedenti e per altri tre anni prima di allora con la sua prima coalizione, per un totale di 15 anni: troppo tempo in qualsiasi democrazia. È stato quindi sotto gli attacchi ininterrotti dei suoi critici interni che Netanyahu ha raccolto la sua esilissima maggioranza parlamentare per perseverare in una guerra che ha continuato ad allargarsi con l'ingresso degli Hezbollah, degli Houthi, degli agenti iraniani infiltrati in Cisgiordania e infine dell'Iran stesso. Contro tutti questi attacchi la politica di Netanyahu è stata semplicemente quella di perseverare, come fece Churchill dopo le vergognose sconfitte di Singapore e Tobruk, dove truppe britanniche superiori si arresero a giapponesi, tedeschi e italiani.

A Gaza non ci sono state sconfitte vergognose, ma nemmeno soluzioni magiche, solo tattiche attente per limitare le vittime nella continua ricerca di tunnel presidiati che hanno rallentato i progressi. Sottoposto a nuove critiche di generali in pensione, stavolta per aver condotto una lenta guerra di logoramento mentre Israele era sotto attacco in tutto il mondo per aver ucciso «civili innocenti» - un termine mai usato per tedeschi e giapponesi bruciati dalle loro abitazioni -, Netanyahu non ha potuto offrire alcuna risposta o scusa. Certamente non ha potuto dire nulla sul piano in tre fasi per decapitare la leadership di Hezbollah attraverso l'esplosione dei cercapersone e il successivo bombardamento del bunker in cui si erano rifugiati i comandanti. Con Hezbollah paralizzato, Israele ha poi attaccato obiettivi chiave molto vicini a Teheran con un centinaio di cacciabombardieri, mostrando al mondo che i piloti iraniani non osavano decollare e la sua contraerea era neutralizzata. Senza più la forza di Hezbollah a difendere il regime di Assad e con la potenza aerea di Israele che impediva il trasporto di truppe, l'Iran ha perso il ruolo preminente nell'area.

Non potendo più accusare Netanyahu di perseguire una guerra inutile - innegabilmente aveva appena ottenuto una vittoria importante - i suoi critici si sono concentrati sul suo rifiuto di fermare la guerra per recuperare gli ostaggi. Pressato dal cambio di consegne a Washington fra Biden e Trump, dal Papa e dai molti che premevano per un cessate il fuoco, e con le famiglie degli ostaggi che superavano ogni sostegno politico che ancora aveva, Netanyahu non poteva più resistere.

Il risultato è che Hamas naturalmente sostiene di aver ottenuto una grande vittoria, i suoi sudditi a Gaza

rimarranno sotto la sua intensa oppressione e l'unica cosa di cui Israele non dovrà preoccuparsi è la ripresa dei finanziamenti iraniani ad Hamas, che non riprenderanno perché l'Iran non può nulla senza Hezbollah e la Siria.

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