Scalfari replica a De Benedetti: "Non ha fondato Repubblica​"

Il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari duro contro De Benedetti: "Ama questo giornale come ami una donna di cui vuoi liberarti"

Scalfari replica a De Benedetti: "Non ha fondato Repubblica​"

Un editoriale del direttore Mario Calabresi e un'intervista al fondatore Eugenio Scalfari. È la risposta - durissima - di Repubblica a Carlo De Benedetti. L'ennesimo capitolo di uno scontro che va avanti da mesi. Da quando, il giornalista aveva spiegato di preferire Berlusconi a Di Maio in caso di sfida tra i due.

"Scalfari è un ingrato che con me dovrebbe star zitto perché gli ho dato un pacco di miliardi", ha detto l'Ingegnere a Otto e Mezzo qulche giorno fa, "Parla per vanità, è un signore molto anziano non più in grado di sostenere domande e risposte".

Di parere opposto lo stesso Scalfari che non crede di essere "rimbambito", ma di appartenere alla categodia "dei vegliardi": "Spesso sono rimbambiti, ma talvolta sono ancora più lucidi degli altri perché vedono di più e meglio. A volte sono bambini altre volte sono saggi e tra le cose che vedono meglio ci sono i rancori e le acidità. I vegliardi sanno riconoscerli e, se è il caso, anche aggirarli", dice il giornalista a Francesco Merlo, "Il vanitoso è chi si gloria di qualcosa che ha fatto o peggio non ha fatto; chi si attribuisce meriti che non ha. Che cosa c' entra la vanità con la scelta tra Berlusconi e Di Maio? Mi spiace dirlo, ma è invece da vanitoso definirsi fondatore di un giornale che non hai né fondato né cofondato".

Secondo Scalfari, infatti, "i soldi che diede non legittimano la parola fondatore": "Repubblica è figlia dell'Espresso che fu fondato da Adriano Olivetti, Carlo Caracciolo ed Eugenio Scalfari. Non ce ne solo altri", taglia corto il giornalista. Ricordando che per far nascere il suo giornale servivano cinque miliardi di lire: "La Mondadori ne mise la metà", spiega, "L'altra metà toccava a noi, ma non ce l' avevamo. Nella ricerca di danaro io mi rivolsi anche a Carlo De Benedetti che era allora il presidente degli industriali di Torino. Fu il primo che cercai perché a Torino tra l'altro mio suocero aveva diretto La Stampa, e dunque credetti così di sfruttarne il grande prestigio. De Benedetti mi diede cinquanta milioni, ma non voleva che si sapesse. Mi spiegò che lo faceva perché gli piaceva il progetto. Ma aggiunse: Non lo racconti mai a nessuno (allora ci davamo del lei). E infine: Non lo racconti, ma non lo dimentichi. E io non l'ho dimenticato. Ha contribuito con cinquanta milioni ad un capitale di 5 miliardi. Non sono abituato a fissare i prezzi della gratitudine. Sicuramente ce ne siamo ricordati quando poi gli abbiamo venduto Repubblica".

E anche sul presunto "salvataggio" del gruppo da parte di De Benedetti, Scalfari racconta una storia diversa: "Ci salvò il presidente del Banco di Napoli, Ventriglia, che ci concesse un fido senza garanzie", assicura, "Poi quando De Benedetti divenne proprietario della Mondadori gli vendemmo le azioni di Repubblica con il patto che alla fine della famosa guerra di Segrate, quella con Berlusconi, gli avremmo venduto tutte le azioni allo stesso prezzo. E così fu".

Altro che "pacco di miliardi", quindi. "Fu un affare per lui che divenne il proprietario di Repubblica", taglia corto il giornalista, "Quello dell'editore è un mestiere che non ha mai fatto. È stato l'amministratore dei suoi beni. Oltre a Repubblica aveva un patrimonio personale molto ragguardevole... E non prese certamente un baraccone che perdeva soldi. Repubblica ha fatto attivi economici molto significativi. Ed è sicuro che De Benedetti non ci rimise. La sua abilità di finanziere gli ha consentito di vivere da ricchissimo. E bastino a dimostrarlo la strepitosa villa che ha in Andalusia e il grande yacht con cui fa le crociere in giro per il mondo. Il suo fiuto in Borsa è noto a tutti. E infatti, adesso che ha regalato le sue azioni ai figli, gli sono rimaste tutte le grandi ricchezze personali".

Ancge sulla carica di presidente onorario del gruppo Scalfari inizia ad avere qualche dubbio. Pur essendosela meritata rispettando sempre la libertà del giornale, "non so se quel che adesso va dicendo in tv e sui giornali sia compatibile con la carica di presidente onorario, non so se la onori", spiega.

E aggiunge: "Credo che quell' accusa di avere speculato grazie alle informazioni riservate ottenute da Renzi abbia avuto un ruolo importante nel suo cattivo umore". Infine la stilettata: "Repubblica la ama come quegli ex che provano a sfregiare la donna che hanno amato male e che non amano più".

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