Se in Italia si viaggia come nel Settecento

Relazione choc della Confcommercio: se negli ultimi dieci anni l’Italia avesse migliorato le reti urbane, il pil sarebbe incrementato di 142 miliardi di euro

Se in Italia si viaggia come nel Settecento

La velocità media attuale nei maggiori centri urbani italiani ricorda da vicino quella raggiunta alla fine del Settecento: oscilla intorno ai 15 chilometri orari e scende fino ai 7-8 nelle ore di punta. È uno dei sintomi messi in rilievo dal "libro bianco" dei trasporti di Confcommercio per dimostrare il "congestionamento" delle reti urbane e metropolitane del Bel Paese, che ha "costi sociali ed economici altissimi". E che a sua volta produce effetti difficilmente sostenibili, se non grotteschi, come il fatto che si impieghi più tempo per raggiungere l’aeroporto della Malpensa o di Orio al Serio dal centro di Milano che per viaggiare in aereo tra il capoluogo lombardo e Roma o Trapani.

Il sistema di trasporto nazionale sopporta il peso di criticità diffuse e profonde. La congestione delle reti, si legge nel rapporto, è il risultato di "un mix micidiale di ingredienti": parco auto circolante, infrastrutture urbane ed extraurbane inadeguate, trasporto pubblico inefficiente, mancanza di parcheggi, tariffe popolari non usate come regolatori della domanda, bassa velocità commerciale e, non ultimo, inquinamento. Un arretramento che agli italiani costa una valanga di quattrini. Se l’Italia avesse messo in campo, tra il 2001 e il 2010, politiche di miglioramento dell’accessibilità stradale vale a dire il modo in cui i centri urbani sono collegati alla rete nel suo complesso, tali da allineare il sistema-paese all’andamento dello stesso indicatore in Germania, si sarebbe registrato un incremento del prodotto interno lordo pari a 142 miliardi di euro.

Secondo la Confcommercio, anche "senza rapportarsi ai principali protagonisti continentali, limitarsi ad una omogeneizzazione dei livelli di accessibilità alla rete sul piano nazionale, riducendo gli enormi squilibri esistenti ad esempio tra Nord e Sud, avrebbe prodotto significativi effetti virtuosi". In questo caso, infatti, il pil perduto nel 2010 viene quantificato in 50 miliardi di euro: corrispondente all’incremento del 3,2% del pil che si sarebbe registrato portando i livelli di accessibilità medi del Mezzogiorno agli standard raggiunti nella regione Lombardia.

Eppure, con un parco veicoli circolante di 41,4 milioni di unità, l’Italia detiene il record mondiale ed europeo per densità in rapporto alla propria rete stradale. La Confcommercio sottolinea che "l’aumento, rispetto al 1970, è stato del 271%, a fronte di una crescita dell’intera rete stradale del paese del 34%".

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