Raggiungere Catania da Palermo può essere un'impresa. I 192 chilometri che separano le due principali città siciliane sono una vera e propria via Crucis. Non bastava il crollo del viadotto Himera, che nel maggio del 2015 ha diviso in due la Sicilia, si ci mettono anche i sei cantieri aperti lungo la A19 Palermo-Catania e almeno altri dieci restringimenti di carreggiata dovuti alla criticità di un'autostrada ormai vecchia di quarant'anni. È la fotografia della principale arteria siciliana, una rete di strade statali, provinciali e comunali letteralmente colabrodo. Abbiamo percorso i 192 chilometri che dividono le due città per constatare cosa significa attraversare ogni giorno la Sicilia. Uscendo da Palermo il primo cantiere è già al chilometro 2 con il rifacimento delle barriere spartitraffico ai lati della strada. Lunghe code si registrano in entrata e uscita dalla città nelle ore di punta rendendo la vita impossibile ai pendolari. Tra lo svincolo di Termini Imerese e l'agglomerato industriale, in appena 11 chilometri, ci sono già tre cantieri che costringono a decelerare continuamente con il limite di 80km/h. All'altezza di Scillato l'autostrada si interrompe. Le auto sono costrette ad uscire per imboccare una parte di strada statale che bypassa il viadotto Himera. Dopo il crollo del viadotto, l’Anas ha realizzato con 7 milioni di euro, una bretella di collegamento lunga poco meno di 2 chilometri e che consente di riprendere l'autostrada poco prima dell'imbocco per Tremonzelli.
Una deviazione di appena cinque minuti, ma che per 7 mesi ha costretto i siciliani a percorrere i tornanti delle Madonie, attraversando i paesi di Polizzi Generosa e Caltavuturo. Una deviazione necessaria per rientrare solo un'ora dopo in autostrada. La bretella ha tamponato un'emergenza in attesa del nuovo viadotto in acciaio per il quale ancora non sono iniziati i lavori. Il viaggio continua e la Galleria Tremonzelli è diventata un incubo per molti automobilisti. Un'escalation di casi anomali prosegue da oltre vent'anni. Non si riesce a dare una spiegazione ai frequenti guasti alle auto, pullman avvolti dalle fiamme, impianti elettrici di moto a fare le bizze e incidenti a catena dovuti all'arresto improvviso delle auto. Dopo i rilievi non si è venuti a capo della situazione. Di sicuro non sono mai risultate dispersioni termiche, elettriche o elettromagnetiche. E il mistero si infittisce. Il viadotto Ponte Cinque Archi, invece, è lì da anni in attesa di un restyling definitivo. Il tratto che interessa i territori dei Comuni di Villarosa, Villapriolo, Caltanissetta. Mussomeli, Santa Caterina Villarmosa è ad una corsia. Il limite di velocità è di 80 km/h per un lungo tratto di quasi cinque chilometri. Un tratto di autostrada pericoloso che va affrontato a velocità basse. All'altezza di Resuttano un altro cantiere restringe la strada a una corsia per carreggiata, qui i piloni che costeggiano l'autostrada hanno bisogno di una manutenzione urgente.
La mappa degli orrori prosegue fino a Caltanissetta. I lavori stanno interessando la Caltanissetta-Gela, ma proseguendo in direzione Catania, la situazione negli ultimi cento chilometri migliora sensibilmente con una minore frequenza di cantieri nel tratto tra Enna e Catania, ma per raggiungere il capoluogo etneo alla fine del viaggio occorrono più di 2 ore. Non va meglio per il resto delle autostrade siciliane. Da rifare il manto stradale della A20 Palermo-Messina, così come è da risistemare la A18 tra Messina e Catania, una strada groviera tra buche e restringimenti di carreggiata. E per il G7 di Taormina sono state sistemate le strade di accesso alla cittadina jonica. Su Facebook è nata la pagina «A18 e A20 le autostrade della vergogna», dove gli utenti segnalano tutte le criticità delle due autostrade. La situazione più grave resta sulla strade statale 189 Palermo-Agrigento. I cantieri su questo tratto di strada sono più di 12 e molti rischiano di rimanere delle incompiute. Ma è in tutto l'agrigentino che le strade cadono a pezzi. Il viadotto Morandi tra Agrigento e Porto Empedocle è quello che preoccupa di più. Alcuni piloni sono fortemente danneggiati. Allo stato attuale sono previsti due interventi: il primo, per un importo di 480 mila euro, riguarda il risanamento delle travi maggiormente ammalorate. Un secondo intervento, per un importo di 30 milioni di euro, riguarda interventi strutturali di risanamento dei viadotti e adeguamento dei cordoli con l'installazione della nuova barriera. Per le strade statali e provinciali il nemico numero uno resta la mancata manutenzione. Canali e caditoie non sono toccate da anni da una manutenzione regolare e le abbondati piogge invernali o il ristagno delle acque creano fratture nel manto stradale, frane e smottamenti.
A rischio la statale 120 da Cerda a Caltavuturo, la 117 bis, la Centrale sicula, sette chilometri fra Enna e Mulinello. La 119, la Trapanese, interrotta per due chilometri vicino Gibellina. La statale 191, fra Barrafranca e Mazzarino, e la 290, interrotta per 27 chilometri tra Alimena e Calascibetta. È tutta la rete a funzionare male, a gestire le strade dell'isola sono il Consorzio autostrade siciliane e Anas. All'orizzonte c'è un progetto di fusione dei due enti. Un nuovo soggetto gestore della rete che possa progettare i tratti di interconnessione mancanti e che sappia dotare l’Isola di servizi efficienti. Anas nel frattempo ha lanciato il programma nazionale #bastabuche. L’impegno dell'azienda che controlla le autostrade ammonta in Sicilia a 110 milioni di euro. La prima fase ha comportato l’espletamento di 8 gare da cinque milioni di euro ciascuna, i cui lavori sono già in corso. La seconda fase ha permesso di bandire una ulteriore gara da 40 milioni.
A metà marzo sono iniziati lavori lungo le strade statali 115 “Sud Occidentale Sicula”, dal km 268 al km 407, tra Gela e Siracusa, 124 “Siracusana”, dal km 34 al km 106, tra Grammichele e Solarino, e 287 “Di Noto”, dal km 0 al km 24, tra Palazzolo Acreide e Noto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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