Era stata minacciata di morte a poche ore dal suo rientro in Italia, il 10 maggio scorso. E oggi, l'indagine per individuare le identità degli hater di Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya nel novembre 2018 e liberata in Somalia la scorsa settimana, sta proseguendo. In queste ore, dopo che il comandante del Ros di Milano, Andrea Leo, ha sentito il padre della giovane e lo zio, gli investigatori stanno cercando di stringere il cerchio su chi ha inviato i messaggi di minacce utilizzando i social network e che potrebbero essere legati agli ambienti di estrema destra.
Le valutazioni delle autorità
Una prima relazione e le dichiarazioni rese dalla volontaria 25enne, tenuta prigioniera da al Shabaab per 18 mesi, e dalla sua famiglia ora sono sul tavolo del pubblico ministero Alberto Nobili, così come la relazione della Digos che, invece, riguarda tre diversi episodi avvenuti vicino o all'interno del condominio dove vive Silvia e che hanno portato alla misura della vigilanza generica radiocontrollata, cioè il monitoraggio delle forze dell'ordine sotto la sua abitazione, il primo passaggio nella catena di misure di sicurezza prima di tutela e scorta.
La citazione del Corano
Intanto la giovane è tornata a scrivere sul suo profilo Facebook, che è privato e visibile soltanto agli amici, e ha citato un versetto del Corano, in cui si parla di amicizia e sembra invitare ancora alla pace. "Non sono certo uguali la cattiva azione e quella buona. Respingi quella con qualcosa che sia migliore: colui dal quale ti divideva l'inimicizia diventerà un amico affettuoso. Ma ricevono questa (facoltà) solo coloro che pazientemente perseverano, ciò accade solo a chi già possiede un dono immenso", ha riportato la giovane cooperante. Solo pochi giorni fa, Silvia aveva ringraziato alcuni fedeli musulmani che, in attraverso la pubblicazione di un video, le avevano dato il benvenuto all'interno della comunità islamica italiana. "Che Allah vi benedica per tutto questo affetto che mi state dimostrando", aveva risposto la giovane.
Il rapimento
La 25enne era stata rapita a Chakama, un villaggio a 80 chilometri da Malindi, mentre prestava servizio per la onlus italiana "Africa Milele", organizzazione fondata da Lilian Sora, che si occupa di infanzia.
Rimasta in ostaggio del gruppo terroristico al Shabaab, Silvia Romano al suo rientro in Italia ha fatto sapere di essersi convertita all'islam durante il periodo di prigionia, confermando di non essere mai stata maltrattata dai suoi carcerieri. Sul caso sta indagando l'antiterrorismo e i carabinieri del Ros.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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