Sommelier in Lombardia: ritorno nel ground zero del Coronavirus

Ripartono a Bergamo e a Brescia i corsi AIS per degustare consapevolmente il vino

Sommelier in Lombardia: ritorno nel ground zero del Coronavirus

Quanto è forte il rumore che fa il vino versato in un calice? Può essere fortissimo, specialmente se intorno c’è una comunità che piano piano piano si rappropria di pezzi di quotidiana normalità. E i corsi per imparare a conoscere e degustare la bevanda di bacco organizzati dall’Associazione Italiana Sommelier che riprendono a Bergamo e a Brescia, dopo essere stati sospesi tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo, quando la mano nera del coronavirus si è allungata sulla Lombardia, sono parte gioiosa di questa normalità. “Non avrei mai pensato di vivere settimane così difficili per la nostra regione e per l’Italia” dice il presidente di Ais Lombardia Hosam Eldin Abou Eleyoun.

“Ma ora, nel ricordo di chi non c’è più e nella vicinanza alle famiglie che hanno sofferto, ripartiamo con i nostri corsi in totale sicurezza”. Concetto questo ripreso anche dal massimo dirigente nazionale dell’AIS, il presidente Antonello Maietta: “Certamente un pensiero particolare va a Bergamo, a Brescia, al territorio cremonese e lodigiano, anche perché la nostra associazione vide la luce in Lombardia, a Milano, nel 1965. Un segnale incoraggiante, una boccata d’ossigeno dopo l’apnea di questi mesi terribili. Tutti i sommelier si sono impegnati nei giorni scorsi affinchè le nostre attività didattiche ripartissero in sicurezza, rispettando le norme a difesa della salute di tutti”. Già, la sicurezza. Che tradotta nella pratica significa che tutti gli ambienti dove l’AIS svolge le proprie attività didattiche (siano esse sedi private oppure sale all’interno di strutture alberghiere) sono state sottoposte a sanificazione. Tutti coloro che partecipano ai corsi prima di entrare si vedono rilevata elettronicamente la temperatura corporea. Poi si disinfettano le mani con il gel, un flacone resta all’ingresso a disposizione di tutti. I calici se li portano i corsisti da casa. Il resto, come l’acqua e il bicchiere per l’acqua, è monouso. La mascherina è obbligatoria, chi segue il corso la può abbassare solo al momento di degustare il vino. Tra le persone sedute a seguire la lezione c’è circa un metro e mezzo di distanza. Ma, tranquilli, la magia del mondo del vino spiegata dai relatori AIS resta sempre la stessa. Nicola Bonera, esperto degustatore e consigliere nazionale dei tastevin, tiene a Brescia la lezione sull’enologia lombarda: “Da bresciano sono emozionato, non dimenticherò facilmente quello che hanno passato Brescia e gli altri territori colpiti. Ripartiamo con il cuore pieno di sensazioni, ancor più convinti che la Lombardia e l’Italia debbano insistere sulle specificità dei territori italiani”.

Gli fa eco il presidente regionale Hosam Eleyoun: “Se la sfida del futuro dopo il coronavirus è quella per un ambiente sostenibile, allora non si potrà fare a meno di rendere quante più persone è possibile consapevoli delle eccellenze del territorio, il paesaggio e le produzioni di qualità, cibi e vini. In questo senso il ruolo dell’AIS sarà sempre più importante”. Sia a Bergamo che a Brescia ferve il lavoro dei sommelier pronti per il servizio (rigorosamente in mascherina), guidati dai delegati cittadini Roberta Agnelli e Alessandro Caccia. Ma prima c’è il tempo per un caffè da Daniela Barcella, una sommelier di AIS Lombardia che gestisce un bar nel cuore di Nembro, Val Seriana, a una manciata di chilometri da Bergamo. L’epicentro europeo del coronavirus. Eppure Daniela non perde il sorriso e dice “Ripartiamo”. Al bancone un produttore vitivinicolo di Scanzorosciate, Emanuele Biava, finisce la sua tazzina e scappa sul furgone a Bergamo per consegnare il vino a un ristorante in Città Alta.

Perché lo sbuffo nel bar della macchina per il caffè è come lo scroscio del vino nel calice. In questi giorni sono bombe anti-COVID che spianano la strada alla normalità. Che a fatica, con molte incognite, con tante logiche paure, si riconquista i suoi spazi anche nella Lombardia che ha più cicatrici addosso.

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