"Io non ho l'odio dentro di me, non ho la rabbia. Non penso a lui, anche se a volte lo sogno. Sono incubi. Sogno che vuole uccidere anche me o lo vedo che uccide loro...". A parlare è Madè, la sorella di Benno Neumair, l'insegnante di matematica e bodybuilder che, la sera del 4 gennaio scorso, strangolò i genitori - Laura Perselli e Peter Neumair - disfacendosi dei corpi nelle acque gelide del fiume Adige. Il 31enne, a processo con l'accusa di omicidio aggravato plurimo e occultamento di cadavere, si trova rrecluso nel carcere di Bolzano: "Non mi ha mai telefonato né scritto", racconta la 30enne in un'intervista al Corriere.it.
Il giorno dell'omicidio
Madè Neumair è un medico chirurgo. Da circa quattro anni, vive e lavora nel reparto di ortopedia e traumatologia del München Klinik Schwabingnel, l'ospedale di Monaco di Baviera. La sera prima della tragedia aveva parlato al telefono con mamma Laura per una manciata di minuti. "Prima che entrasse in casa. - ricorda - Sono stata l'ultima persona con la quale ha parlato. Era molto stanca. Le ho detto: dai, fatti preparare qualcosa di buono da papà. E lei: 'sarà ancora fuori perché è un po' che non lo sento'. Invece era già morto". Ha capito che qualcosa non andava l'indomani della tragedia: "Ho mandato a mamma una foto. - spiega - Non l'ha visualizzata e mi sembrava strano ma ho pensato: 'sarà crollata dalla stanchezza'. Il mattino dopo però c'era ancora una sola spunta di WhatsApp. Allora ho scritto a papà: tutto bene? Quando ho visto che anche lui non rispondeva ho cominciato a chiamare tutti". A quel punto ha chiamato Benno per sincerarsi delle condizioni dei suoi genitori: "Mi ha detto che era fuori con il cane a camminare... Sa quando si conosce bene una persona e si capisce che sta mentendo?".
"Ho capito che Benno mentiva"
Sin da subito, Madè ha nutrito dei sospetti sul fratello. "C'erano troppe cose che non tornavano... - precisa - Come primo pensiero mi sono detta: non sono più vivi. Poi ho pensato: li sento vicinissimi, ovunque. E infine ho detto a me stessa che per 26 anni avevo avuto i migliori genitori del mondo. Era il mio modo di prendere coscienza di quello che probabilmente era successo. Non dovevo crollare perché se fossi crollata in quel momento non mi sarei più rialzata". Benno confessò di aver ucciso i genitori settimane dopo aver tentato di depistare maldestramente le indagini. I corpi senza vita di Laura Perselli e Peter Neumair furono estratti dall'Adige a circa un mese di distanza l'uno dall'altro.
Il processo
L'accusa formulata dalla Procura di Bolzano nei confronti del 31enne è di omicidio aggravato plurimo e occultamento di cadavere. Madè ha partecipato alle prime udienze del processo, cominciato lo scorso marzo e poi ripreso a settembre: "Per me esserci è un dovere nei confronti della mamma e del papà. - dice - Penso a difendere la loro memoria". Alcuni testimoni hanno raccontato che Benno era considerato dai genitori un "figlio di serie b". "Una falsità. - afferma Madè con tono perentorio - I miei genitori hanno dato a Benno tutto l'amore possibile. Soprattutto mia madre. Sempre. E Benno lo sa bene". Così come smentisce che Laura Perselli avesse rifiutato di affidare il figlio a dei professionisti preferendo, invece, rivolgersi a un "santone" per "liberarlo dagli spiritelli" (le parole di una testimone). "Ma no! - precisa ancora - Andavamo a Bali tutti gli anni e lì c'era una persona che insegnava yoga e faceva un sacco di altre cose di quel genere, diciamo, spirituale. Vedeva Benno spericolato che continuava a tagliarsi o rompersi qualcosa e allora una volta ha detto: vi faccio la benedizione balinese anti-incidente così non si fa più male. Tutto qui".
Il rapporto col fratello
Durante l'infanzia, il rapporto con Benno era sereno: "Abbiamo giocato tantissimo. - ricorda Madè - Era molto ambizioso, tenace. Quando voleva fare una cosa ci riusciva sempre e io ero affascinata da questa sua capacità. Volevo fare sempre quello che faceva lui: i compiti, pescare... Non ho brutti ricordi dell'infanzia con lui. Terrò gli album delle foto". Prima della tragedia, avevano trascorso alcuni giorni insieme, a casa dei genitori. "C'era il lockdown, io avevo ferie e sono stata a casa a Bolzano per tre settimane con mamma, papà e lui. - racconta -Sono stati giorni pacifici, di sole e passeggiate. Una sera abbiamo visto tutti e quattro assieme le diapositive dei loro viaggi prima che noi nascessimo. È stato bello, Benno era curioso, molto allegro". L'abitazione al civico 22 di via Castel Roncolo, teatro dell'omicidio, è stata dissequestrata poco tempo fa : "Eravamo andati lì che avevo 9 anni, Benno ne aveva 13. - prosegue il racconto della 30enne - Adesso andrò a svuotarla e so già che sarà un passaggio doloroso. C'è ancora l'albero di Natale montato, ci sono i biscotti che avevo fatto io per Natale, i pigiami, le pantofole...
è tutto lì come lo hanno lasciato mamma e papà, anche se Benno ci ha vissuto quasi tre settimane dopo averli uccisi". A breve Madè dovrà ritornarci: "Non sarà facile. - conclude - Finora c'è sempre stato uno spazio fisico legato a loro. Chiudere tutto in un certo senso è come farli morire di nuovo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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