"Quando ho ucciso mio padre è come se fossi uscito dalla realtà". A parlare è Benno Neumair, il trentenne bolzanino accusato di duplice omicidio e occultamento di cadavere dei genitori, Peter Neumair e Laura Perselli. Il giovane, recluso nel carcere di Bolzano dallo scorso 29 gennaio, ha rilasciato una lunga intervista ai taccuini dell'Adnkronos assistito dal legale Flavio Moccia. "Sono pentito. - confessa - Non mi spiego cosa sia successo quel giorno".
"Voglio dire la mia verità"
Ripercorre quel drammatico pomeriggio di gennaio, Benno. Lo fa in punta in piedi ma con la consapevolezza di chi sa di aver causato la morte dei propri genitori: "Sono disperato, - dice - fatico a capire a capire perché ho fatto ciò che ho fatto". Il cordino, l'acqua ossigenata e poi la tappa al ponte di Ischia Frizzi da cui si è disfatto dei cadaveri: ora, ricorda tutto per filo e per segno. "Quando ho ucciso mio padre prima e mia madre poi, era come se fossi uscito dalla realtà", è la sua versione. "So bene che è difficile veder riconosciuta la totale incapacità di intendere e di volere. - continua - Che nulla, nemmeno il fortissimo pentimento che provo, mi risparmierà la pena lunga che ho appena iniziato a scontare. Ma è ora che si conosca anche la mia di verità".
"Ho dormito accanto al cadavere di mio padre"
Il pomeriggio del 4 gennaio, aveva avuto una discussione accesa con il papà, una delle tante di quei giorni. "Sono stato risvegliato da mio padre in maniera energica, abbiamo avuto l'ennesima discussione per i soliti motivi. - racconta - Mi diceva che non valevo niente, al contrario di mia sorella che invece è tutto quello che un genitore può desiderare. Io soffro di un disturbo del sonno, il risveglio aggressivo, che mi rende nervoso, ci sono stati episodi anche con Madé, quando era adolescente. Non ci ho visto più e quando mio padre è entrato in camera con quella veemenza, ho preso un cordino che avevo a portata di mano in un cestino e con quello l'ho strangolato".
Dopodiché, si è assopito accanto al cadavere del padre fino a quando non è stato risvegliato dalla telefonata di mamma Laura. "A svegliarmi il telefono, era mia madre che mi diceva che stava rientrando in casa. - dice - Ho sentito la chiave nella toppa, l'ho vista e con il cordino ancora in mano ho strangolato anche lei, senza che nemmeno facesse in tempo ad accorgersene. E' successo tutto in pochi minuti".
"La mamma soprattutto è stata sempre pesantissima con Benno, molto spigolosa e sottile, era una cosa che andava avanti da anni.- spiega l'avvocato difensore, Flavio Moccia - Vero è che appena ha potuto, è andato a studiare a Innsbruck, in Austria, e dei suoi compagni di università era l'unico che non tornava mai".
"Sono pentito"
Benno racconta di essersi pentito, di essere cambiato. "Non faccio più attività fisica, pur avendone la possibilità qui. - spiega - Leggo molto, soprattutto romanzi di viaggi, come le avventure di Robinson Crusoe. Niente gialli. Come un pendolo oscillo alternando momenti di profonda tristezza a frammenti di vita normale, con i miei compagni di cella. C'è chi sta bene, tutto sommato, dietro le sbarre, io no. Io non sto affatto bene, sono disperato. Trovo conforto dai colloqui con lo psicologo, ma fatico ancora a capire perché io abbia fatto quello che ho fatto".
Della spavalderia ostentata sui social prima della tragedia è rimasto ben poco. Ora, Benno sembra un'altra persona: "Tutto il clamore mediatico mi ha dato un gran fastidio.
L'esercizio che faccio più spesso è quello di provare a cancellare dalla mia memoria il 4 gennaio - conclude - Quel giorno ho avuto un blackout, mai avevo pensato di uccidere qualcuno, tantomeno i miei genitori".
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