L'asse tra Draghi e la Chiesa: ora spuntano vecchie alleanze

La Chiesa confida in Draghi. Tra il Papa e Ruini, ora spunta il nome di Bassetti come trait d'union tra Palazzo Chigi e Santa Sede

Gualtiero Bassetti
Gualtiero Bassetti

I cattolici, con i vertici della Chiesa in testa, sembrano guardare con favore all'evoluzione dei fatti politici in Italia. Mario Draghi si è formato presso un istituto diretto dai gesuiti, almeno in gioventù, ma ora è l'intero contesto ecclesiastico a confidare nell'uomo chiamato a guidare il nuovo esecutivo di unità nazionale. Le eccezioni - i possibili critici - si contano su una mano: non è semplice riscontrare il consueto coro di voci levate da parte della destra ecclesiastica per iniziative "tecniche" o miste, come in questo caso. Un segno che l'ex presidente della Bce può davvero puntare alla coesione nazionale.

La Chiesa cattolica non opera in politica in senso stretto, ma di sicuro presenta al suo interno sensibilità diverse. Il nuovo presidente del Consiglio non sembra avere, per ora, un'opposizione clericale. Giuseppe Conte, in specie per via dell'agenda dei giallorossi sulla bioetica, era inviso ai pro life, dunque a buona parte della base cattolica. Ma anche alcuni vertici hanno criticato l'ex premier per via di alcune sue scelte: come dimenticare ad esempio la polemica al vetriolo con la Conferenza episcopale italiana sulla mancata riapertura delle chiese dopo il primo lockdown. I progressisti, tra cui i preti di strada, si sono dimostrati iperattivi per la critica a Matteo Salvini ai tempi del ministero dell'Interno, mentre hanno sepolto l'ascia della protesta di piazza quando al governo sono saliti Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle. Forse perché è cambiato il taglio sulle politiche migratorie.

Con l'avvento di Mario Draghi, invece, sembra in corso un cambio di paradigma. I pro life sperano che l'agenda di Giuseppe Conte sui "valori non negoziabili" (che per i conservatori, in caso di approvazione di certe leggi, diverrebbero eccome negoziabili), Ddl Zan compreso, sparisca nel nulla. E non è un caso se anche il cardinal Camillo Ruini ha deciso d'esporsi in queste ore, rilasciando dichiarazioni che non lasciano spazio a troppe interpretazioni: "Sono stato in particolare molto ben impressionato, molto contento, per la scelta di Draghi come primo ministro. E' un grande cambiamento, un grande passo in avanti che credo aiuterà il nostro Paese", ha detto il porporato a Tv2000, come riportato dall'Agi. Il clima è insomma positivo. I cattolici sembrano confidare di essere rappresentati in tutte le loro specificità.

Poi - come ha fatto notare Marco Antonellis su Tpi - esistono almeno altri due elementi: la continuità con le tematiche promosse da papa Francesco, che Draghi ha anche citato, e la possibilità che il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, faccia da tramite e riferimento per l'azione diplomatica tra Palazzo Chigi e Santa Sede. Bergoglio ed il premier hanno molti punti un comune: uno su tutto la percezione che una "conversione ecologica" non sia più rimandabile. Anche la linea del multilateralismo diplomatico dovrebbe e potrebbe far sorridere Oltretevere. Per quanto riguarda il cardinal Bassetti, poi, basta citare la diocesi in cui è incaricato come arcivescovo: quella perugina è una realtà episcopale che copre pure Città della Pieve, la cittadina dove risiede il neo-presidente del Consiglio (che tuttavia ora sarà costretto a dimorare a Roma).

Ecologia, nel senso di "transizione ecologica" sì, quindi, ma fine dell'attacco ai "valori non negoziabili": questi i desideri dei cattolici, che nel frattempo osservano con attenzione l'evolversi del quadro, pure dalle finestre dei sacri palazzi.

Possibile comunque che Draghi debba convivere con due fronti che hanno contraddistinto l'opinione pubblica durante questa legislatura per quel che concerne i cattolici: i progressisti non smetteranno di premere affinché il governo adotti leggi che i tradizionalisti ed i conservatori reputano inaccettabile per chi dice di appartenere alla Chiesa. Ma le dichiarazioni di Ruini sigillano comunque una fase nuova, in cui la sinistra ecclesiastica potrebbe rintracciare molte meno sponde di prima.

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