L'intervista di Alberto Stasi alle Iene

In carcere con l'accusa di aver ucciso nel 2007 la sua fidanzata Chiara Poggi, Alberto Stasi ha rilasciato un'intervista a "Le Iene"

L'intervista di Alberto Stasi alle Iene

Un errore giudiziario. Questo secondo Alberto Stasi è il motivo della sua condanna in via definitiva a sedici anni di carcere. Da quando è avvenuta la tragedia, il 38enne di Pavia non aveva mai parlato davanti alle telecamere, ma questa volta ha deciso di rilasciare un'intervista televisiva dal carcere di Bollate.

Il delitto

Nell'agosto del 2007 le tv di tutta Italia avevano fatto luce sul caso che vedeva come protagonista Chiara Poggi, un'impiegata ventiseienne, laureata in economia, trovata morta nella villa di famiglia a Garlasco (Pavia). La donna era stata colpita a morte con un oggetto contundente mai identificato.

Secondo la ricostruzione dei fatti, la vittima si trovava sola a casa quando ha aperto la porta al suo assassino. Questa ipotesi è venuta alla luce dopo aver esaminato il luogo e non aver trovato segni di effrazione all'interno dell'abitazione. Subito dopo averla colpita a morte, l'omicida ha lasciato tracce e impronte insanguinate per tutta la villa. Il primo a dare l'allarme era stato proprio Stasi, che si era recato nel luogo dell'omicidio e, facendo la macabra scoperta, aveva chiamato al telefono le forze dell'ordine.

Le ricerche si erano focalizzate soprattutto sul comportamento del fidanzato della vittima, apparso subito "strano" agli inquirenti. Il ragazzo, infatti, sembrava quasi impassibile di fronte al lutto. Secondo gli agenti i suoi racconti erano confusi e a volte contraddittori. Inoltre, ciò che ha attirato l'attenzione degli inquirenti erano state le sue scarpe: troppo pulite per essere appena uscite da un luogo pieno di sangue della povera ragazza. Questo e altri indizi avevano portato al processo Stasi.

Assolto in primo grado e in appello, la Cassazione aveva annullato la sentenza. Successivamente, durante il nuovo processo d'appello era stato condannato a 16 anni, con sconto per il rito abbreviato, decisione infine confermata dalla Suprema Corte nel 2015. Crimine per il quale il 38enne si è sempre dichiarato innocente.

Dopo quasi quindici anni dall'accaduto e sette dall'arresto, l'uomo ha deciso di parlare ai microfoni de "Le Iene" in una puntata (in onda martedì 24 maggio su Italia 1) interamente dedicata a quello che, ormai per tutta Italia, è diventato il "delitto di Garlasco".

Stasi continua a difendersi

"Quando mi chiedono se ho ucciso io Chiara penso che non sanno di cosa stanno parlando", afferma Stasi durante l'intervista. "Ho deciso di parlare oggi per dare un senso a questa esperienza, perché - spiega l'uomo - certe cose non dovrebbero più accadere. Se una persona vive delle esperienze come quella che ho vissuto io questa deve essere resa pubblica, a disposizione di tutti, e visto che ho la possibilità di parlare lo faccio, così che le persone capiscano, possano riflettere e anche decidere, voglio dire, se il sistema che c'è va bene oppure se è opportuno cambiare qualche cosa".

Parole dure contro la magistratura e le analisi effettuate dai Ris di Parma: "Scoprire che le persone venivano portate in carcere sulla base di test che non distinguevano il sangue da una barbabietola, illuminava una situazione che si pensava diversa". Riguardo al suo arresto dichiara: "Fu come un punto di non ritorno: non si trattava più di svolgere un’indagine ma si trattava di salvare la propria carriera, la propria reputazione" . E prosegue dicendo: "Questo ha comportato tutta una serie di conseguenze, di inerzie, di incapacità di tornare indietro. Per ammettere i propri sbagli bisogna avere coraggio, carattere. Il Pm non è mai andato a dire “questo provvedimento era prematuro”, perché poi l’accertamento definitivo risultava, appunto, negativo".

"Nell’immaginario comune - prosegue Stasi - un innocente in carcere è un qualcuno che soffre all’ennesima potenza. Per me non lo è, semplicemente perché la mia coscienza è leggera. Alla sera quando mi corico io non ho nulla da rimproverarmi. Certo, ti senti privato di una parte di vita perché togliere la libertà a una persona innocente è violenza, però non hai nulla da rimproverarti, l’hai subita e basta, non è colpa tua".

Chissà se con queste dichiarazione Alberto Stasi riuscirà a convincere gli spettatori italiani. Dall'altra parte, però, le convinzioni dei genitori della povera Chiara resteranno ferme.

La madre della giovane, infatti, sin dall'inizio non aveva creduto alla versione del ragazzo e invitava gli inquirenti a fare piena luce su quanto accaduto, per dare un nome all'assassisno di sua figlia.

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