A Sutri una strada per Marchionne

A Sutri una strada per Marchionne

Su Il Giornale: «A Marchionne: grazie»; su La Stampa: «Addio a un grande italiano»; su La Repubblica: «Sergio Marchionne, l'orgoglio della fatica». Al processo di beatificazione ho voluto contribuire anch'io, annunciando, in deroga alla norma che prevede una decantazione di dieci anni, l'intenzione di intitolare al grande manager una strada nella città di Sutri, dove sono sindaco. Certamente la prima, con un diffuso consenso nella popolazione e anche da fuori: da New York Gaetano Pesce mi scrive: «Molto bravo Vittorio per aver intitolato una strada a Marchionne».

La cerimonia sarà officiata dal presidente del Parlamento europeo, alla presenza di Berlusconi. Fu vera gloria? E all'unanime plauso e rimpianto corrisponde un merito reale? Non ne è convinto l'economista Emmanuele Emanuele che osserva come la Fiat abbia più avuto che dato allo Stato. Un forte antagonismo viene dalla classe operaia; e il conto tra il dare e l'avere è rappresentato dalla posizione polemica de Il Fatto quotidiano: «Il miracolo Marchionne, debiti per 16 miliardi». Un acuto osservatore, Giuseppe Turani, afferma: «Ora gli esperti di sinistra contano gli addetti Fiat prima e dopo, e constatano che sono molto diminuiti: e bocciano Marchionne».

Ai

posteri l'ardua sentenza? No, perché è lo stesso Turani a spiegarci che «senza Marchionne non avremmo avuto solo qualche operaio in meno, ma il nulla. A Detroit e Mirafiori si coltiverebbero fiori». Dunque? Confermo la strada.

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