Ignorando quello che era capitato ai compagni di prigionia Salvatore Failla e Fausto Piano, i due tecnici della Bonatti Gino Pollicardo e Filippo Calcagno hanno raccontato al pm Sergio Colaiocco come è avvenuta la loro liberazione. "Siamo rimasti soli nel covo per due giorni senza cibo e senza acqua, così abbiamo deciso di sfondare la porta della casa dove eravamo tenuti prigionieri e siamo riusciti a tornare liberi".
Picchiati e minacciati dai loro carcerieri. Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, rientrati questa mattina a Roma dopo un sequestro di quasi otto mesi in Libia, hanno raccontato anche questo al pm Sergio Colaiocco. "Siamo provatissimi perché abbiamo subito violenze improvvise, fisiche e psicologiche. Ci hanno colpito con il calcio del fucile e per alcuni giorni non ci davano da mangiare".
Fino a due giorni fa, i quattro tecnici della Bonatti, rapiti in Libia alla fine dello scorso luglio, erano segregati tutti assieme e sempre a Sabrata. A gestirli sarebbe stato lo stesso gruppo di carcerieri, filo-islamici e non dell'Isis. Poi mercoledì scorso, forse per la difficile situazione che si stava creando in quella zona, i carcerieri hanno deciso di separare gli italiani in due gruppi, trasferendo Salvatore Failla e Fausto Piano in una nuova casa.
I due, poi rimasti uccisi in circostanze da chiarire, sarebbero stati sistemati a bordo di un pick up con altre persone, poi intercettato, secondo gli inquirenti, dalle forze di sicurezza libiche. "Solo questa mattina a Ciampino abbiamo saputo che i nostri amici erano morti", hanno detto i due tecnici della Bonatti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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