In attesa che i vaccini ad Rna vengano "aggiornati", ci sono nuove ottime notizie sulla protezione di quelli attualmente in uso su tutta la popolazione: nonostante la variante Delta, Pfizer e Moderna hanno un'efficacia, con due dosi, del 91% nel prevenire l'infezione e all'81% dopo la singola dose.
Cosa dice lo studio
A rilevare questi numeri è un nuovo studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine condotto in Usa su 3975 sanitari: tra i partecipanti con l'infezione (solo il 5%) la carica media virale era inferiore del 40% nei partecipanti parzialmente o completamente vaccinati rispetto ai partecipanti non vaccinati. E poi, è stato visto che il rischio di sintomi febbrili era inferiore del 58% e la durata della malattia molto più breve, con 2,3 giorni in meno di malattia a letto. Insomma, rispetto ai dati iniziali di protezione al 95% con Pfizer e 94% con Moderna (sempre con ciclo completo), la variante Delta ne ha abbassato soltanto di due-tre punti percentuali l'efficacia. Attenzione, però, perché nell'intervallo tra prima e seconda dose la protezione è ovviamente minore anche nei confronti della variante Alfa (ex inglese) con 70-75% di protezione con Pfizer e 50-60% con AstraZeneca.
Il pericolo si chiama Delta
Come detto, però, le varianti abbassano l'efficacia dei vaccini prodotti e sviluppati molti mesi fa: se contro quella Alfa, la variante attualmente dominante in Italia, la protezione contro malattia severa ed infezione è sempre molto alta, con la variante Delta scende all'85-90%, ciò significa che il 10-15% di chi è completamente vaccino può infettarsi ma, sottolineamolo, senza sviluppare (quasi mai) forme gravi di malattia. Per AstraZeneca, invece, da un livello del 70-75% si scende al 65-70%. Con una dose soltanto nei confronti della Delta, invece, c'è un crollo: con Pfizer si arriva appena al 30% di efficacia e con AstraZeneca al 20%. Questo significa che può infettarsi il 70-80% delle persone entro le due settimane dalla prima iniezione perché il sistema immunitario non avrà ancora sviluppato anticorpi a sufficienza. Come detto, però, e come dimostra l'Inghilterra, i casi inglesi aumentano ma restano molto bassi i decessi ed i ricoveri in terapia intensiva dimostrando come, anche con la variante Delta, i vaccini attualmente in uso funzionano molto bene.
Quanto dura la protezione
Mentre gli studi si moltiplicano, non c'è ancora una reale conoscenza sulla durata della copertura dal vaccino: come riporta il Corriere, i primi ad essere vaccinati sono stati i medici che hanno finito entrambe le dosi a fine gennaio e da quattro a sei mesi dalla prima dose è il momento migliore per essere protetti. Per quanto riguarda, invece, chi ancora non ha ricevuto alcuna dose di vaccino, contro la variante Delta il rischio di contrarre il virus è altissimo, chi ha fatto una dose è protetto almeno 20-30%, chi è guarito dalla malattia al 60-70%, chi ha fatto due dosi di vaccino è al 70-80% mentre, chi ha già avuto l'infezione e si è vaccinato, è coperto almeno al 90%.
Come detto in apertura, però, i vaccini che probabilmente riceveremo nel 2022 (la cosiddetta terza dose o richiamo) dovranno essere adattati al nuovo virus in circolazione: quelli ad Rna, fortunatamente, in poche settimane possono essere cambiati ed adattati alle nuove varianti del Covid-19, un enorme passo in più verso il pieno ritorno alla normalità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.