La vita oltre i cent’anni (ma attenti a un numero)

La vita oltre i cent’anni (ma attenti a un numero)

Ci sono tre cose che aiutano se avete intenzione di diventare tra le persone più longeve del mondo (ma non ditelo all’Inps): essere giapponesi o, nel caso non vi aggradi il sushi, sardi; essere donne; lasciare che il mondo si dimentichi di voi, ricordandosene solo dopo che, da morti, qualcuno deciderà di dedicarvi un articolo di scarsa importanza come quello che state leggendo. Ah, un’altra cosa che aiuta è non strafare: non sperate, cioè di andare oltre i 117 anni, che rappresentano le colonne d’Ercole (anzi, di Matusalemme) della nostra shelf life. È come se avessimo una data di scadenza scritta da qualche parte, un «entro e non oltre» che vale anche per quelli tra noi più ostinati nel non lasciare il grande condominio chiamato Terra. Partorirai con dolore, non berrai Champagne con il panettone e morirai al massimo a 117 anni. Che poi, vatti a lamentare.

L’altro giorno è morta la donna più vecchia del pianeta. Si chiamava Navi Tajima, era nata il 4 agosto 1900 nella prefettura di Kagoshima e nella sua vita aveva collezionato 42.994 giorni, pari a 117 anni e 260 giorni. Era la nonna del mondo da quando era passata dall’altra parte della superficie terrestre la precedente capolista, la giamaicana Violet Brown, nata il 10 marzo 1900 e morta il 15 settembre 2017 all’età di 117 anni e 189 giorni. Tutti i supercentenari scomparsi negli ultimi dieci anni non hanno mai toccato quota 118: in quattro si sono fermati a 117 anni e spiccioli e tra essi un’alta giapponese, Misao Okawa, morta nel 2015 a 117 anni e 25 giorni; e la piemontese Emma Morano-Martinuzzi, la più longeva della storia italiana ed europea, arresasi alla biologia e alla statistica nell’aprile 2017 a 117 anni e 137 giorni.

Di due sole persone nella storia dell’umanità è stata accertata una vita più lunga: si tratta della francese Jeanne Louise Calment, morta nel 1997 a 122 anni e 164 giorni; e della statunitense Sarah deRemer Knauss, che ci ha salutato il penultimo giorno del Novecento, il 30 dicembre 1999, all’età di 119 anni e 97 giorni. Poi nella superclassifica della pazienza ci sono 6 centodiciassettenni, 10 centosedicenni e 27 centoquindicenni. Praticamente dei ragazzini.

Lo scettro di supervecchia è passato ora nella tremule mani di lady Chiyo Miyako, giapponese della prefettura di Kanagawa, che tra nove giorni, il 2 maggio, entrerà anche lei nei 117. Al secondo posto l’italiana Giuseppina Projetto-Frau, che invece è ancora a quota 115 anni (e 328 giorni): sarda della Maddalena (ma originaria della Sicilia e attualmente residente a Montelupo Fiorntino, in Toscana), conferma la tradizione di longevità dell’isola. Sono sardi, ad esempio, tre dei quattro uomini più longevi della storia: il primatista Antonio Todde (vissuto 112 anni e 346 giorni), Giovanni Frau e Valerio Piroddi.

La lista delle persone viventi più longeve ci dice molto sulla geografia e la biologia di coloro che non hanno fretta a prenotare la visita della trista mietitrice. Dei 36 supercentenari con età superiore a 112 anni censiti dal Geronthology Research Group, 35 sono donne e un solo uomo, il giapponese (e te pareva) Masazou Nonaka, che ha 112 anni e 272 giorni. Il che la dice lunga sulla superiorità del cosiddetto sesso debole, specializzato in resilienza (alcuni maschietti userebbero altri argomenti). Tra le nazioni più rappresentate stravince il Giappone, che ospita metà dei supervecchietti mondiali (18).

Ma dietro ci siamo noi: l’Italia vanta sei «over 112», tutte donne ovviamente. A pari merito con noi gli Usa, che vantano però cinque volte e mezzo la nostra popolazione e occupano al massimo la settima piazza della classifica. Noi la seconda e la quarta. Trisnonni d’Italia, l’Italia s’è desta.

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