In teoria la vita di Moussa Oukabir, il 17enne che avrebbe travolto 100 persone sulla Rambla a Barcellona, sembrava essere tranquilla. Come quella di molti altri. La casa con la mamma e la sorella, una cameretta a Ripoll (Girona) e buone pagelle a scuola.
Una doppia vita, sembrerebbe. Perché questo ragazzino di origine marocchina avrebbe trasformato la sua vita in quella di un feroce assassino, pronto a guidare un van da schiantare contro i sogni di 14 innocenti europei. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, per guadagnarsi da vivere Moussa insegnava arabo agli altri ragazzi del condominio. Classe 1999, festeggia il compleanno il 13 ottobre, giocava nella squadra di calcio, stava con gli amici al bar di Sayol. Tutto normale.
Per anni la sua famiglia è stata seguita da una psicologa, Pilàr Guardia. Che leggendo quanto sta emergendo oggi sulla vita del presunto jihadista dice che nulla "combacia" con il suo profilo psicologico. Certo, qualche lato oscuro nella famiglia c'è: il padre se ne è tornato in Marocco da solo e il fratello Driss nel 2012 venne arrestato con l'accusa di reati sessuali. Un carattere difficile, aggressivo, ex galeotto. Se fossimo in un film potremmo dire che quello di Driss era il ruolo del mascalzone e quello di Moussa del figlio diligente che segue la sorella Fatima. E invece la storia è diversa. "Sapeva che tutti sapevano delle loro difficoltà, e gli pesava", dice oggi la dottoressa Guardia.
Che sia stato questo a far scattare la voglia di uccidere infedeli? A spingerlo a far parte della banda di amici che ha organizzato l'attacco jihaidista? In fondo il suo profilo Facebook non era certo quello di un frate francescano. "Cosa faresti nel tuo primo giorno da re del mondo?", si chiedeva Moussa.
"Ucciderei gli infedeli e lascerei in vita solo i musulmani che seguono la religione". Chiaro e diretto. E a chi gli mente li ucciderebbe "di notte con la pistola". Scontato anche il luogo dove non vivrebbe mai: "Il Vaticano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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