Yara, Bossetti si difende: "Non confesso un delitto che non ho commesso"

Il muratore di Mapello, dopo 200 giorni di carcere, si professa innocente: "Sono stato dipinto come un mostro"

Yara, Bossetti si difende: "Non confesso un delitto che non ho commesso"

Continua a professarsi innocente. Dopo 200 giorni di carcere, il muratore di Mapello, Massimo Giuseppe Bossetti, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio, si difende contrattaccando. "Dal 16 giugno, il giorno del mio arresto, le hanno provate tutte per farmi confessare. Speravano che prima o poi sarei crollato. Ma non confesso un delitto che non ho commesso. Il killer di Yara non sono io, lo dimostrerò in aula, davanti ai giudici. Però vorrei un processo giusto. Anche nei tempi".

In una intervista a Repubblica,Bossetti poi aggiunge: "Sono stato dipinto come un mostro, accusato di un reato orribile. Ma io con la morte di quella povera ragazzina non c’entro niente. In carcere le rivolgo ogni giorno un pensiero. Spero che al processo venga fuori la verità, hanno fatto indagini in un’unica direzione, è come se l’opinione pubblica, i media, mi avessero già condannato". E poi ancora: "Sul mio dna deve essere stato fatto un errore. Non ho mai conosciuto né visto Yara. Dopo la Cassazione con il mio avvocato chiederemo eventualmente la ripetizione dell’esame del dna, ammesso sia davvero mia, quella traccia potrebbe essere finita lì, come ho detto ai magistrati, a causa dell’epistassi di cui soffro da sempre. Il mio sangue potrebbe essere finito su degli attrezzi usati dall’assassino. In cantiere ho perso spesso sangue dal naso, lo sanno anche i miei colleghi. Non ho accusato nessuno, ma ho offerto spunti, piste alternative. Finora non mi hanno ascoltato".

Il muratore nega tutte le accuse. "Le immagini non provano niente. Ho raccontato e confermato che passavo spesso da Brembate di Sopra tornando dal lavoro. Anche per delle commissioni. Che il mio furgone sia stato ripreso per strada dalle telecamere non fa di me un assassino. Non ho mai fatto mistero delle mie abitudini, delle mie giornate. Ho raccontato tutto della mia vita, anche i particolari più intimi e privati, hanno rivoltato la mia vita e non hanno trovato niente.

Come non hanno trovato nessuna traccia riconducibile a Yara sul mio furgone e sulla mia auto. E nemmeno su tutto quello che hanno sequestrato con le perquisizioni in casa. Non avevo e non ho segreti, altrimenti credo sarebbero emersi".

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