Cuba, la figlia di Raul: «Basta perseguitare i gay»

L'appello lanciato da Mariela al partito comunista. Sarà una dura battaglia: «troppe mentalità retrograde»

Perseguitata per decenni, l'omosessualità viene ora difesa dalla figlia di Raul Castro. È stata lei, Mariela Castro, a lanciare un appello affinché lo statuto del Partito comunista cubano (Pcc) proibisca la discriminazione dei gay, i quali sono ancora perseguitati dalla polizia, in occasione della Giornata cubana contro l'omofobia in una conferenza all'Avana. «Questa lotta è difficile - ha ammesso - perché ci sono ancora mentalità retrograde».
«È necessario che gli statuti del partito specifichino la proibizione di discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere», ha affermato Alberto Roque, collaboratore del Centro nazionale di educazione sessuale (Cenesex) diretto da Mariela Castro. Secondo Roque, «nonostante i dibattiti favorevoli in questo senso all'interno del partito, alcuni militanti ancora considerano l'omosessualità come uno stato borghese contrario alla morale socialista».


Anche se l'omosessualità è stata depenalizzata nel 1997 «l'assedio da parte degli agenti della polizia continua», ha detto Roque proponendo un piano di formazione a un gruppo di agenti della polizia affinché finiscano questi atteggiamenti, una proposta che è stata applaudita da centinai di gay e lesbiche che hanno assistito alla conferenza nel cinema La Rampa della capitale.

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