Alessandro Rinaldi: "La mia arte nasce dal lievito della bisnonna"

Il nuovo executive chef del VistaLago di Como: "Porto sul Lario la contemporaneità e le tradizioni della mia Campania"

Alessandro Rinaldi: "La mia arte nasce dal lievito della bisnonna"
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Impara l’arte in famiglia e mettila da parte. E’ questa la stella polare che fino ad oggi ha guidato lo chef Alessandro Rinaldi, 35 anni, dalle montagne dell’Irpinia alle sempre più sfavillanti rive del Lago di Como. In questi giorni ha coronato un sogno, quello di guidare come executive chef le cucine del prestigioso Sottovoce, il roof-restaurant dell’hotel Vista Lago di Como, gioiellino a cinque stelle aperto sulla turistica piazza Cavour. L’approdo è arrivato dopo un lungo peregrinare tra rinomati ristoranti di mezza Italia e soprattutto al fianco dello stellato Agostino Iacobucci, patron dell’omonimo ristorante di Casal Maggiore, anch’egli con l’hardware campano made in Castellammare di Stabia. La storia di Rinaldi si incrocia con quella della famiglia Passera, fondatrice dell’azienda LarioHotels attiva da oltre 100 anni nel settore dell’ospitalità, ed è amore a prima vista. Il giovane campano mostra di avere subito qualcosa da aggiungere alla patina glamour che ormai da tempo ammanta l’offerta turistica lariana sempre più internazionale anche a livello gastronomico. “Avevo un asso nella manica: il lievito madre della mia bisnonna, vivo e vegeto dopo ben quattro generazioni”. Quella del lievito madre è storia vera ma, ovviamente, anche una metafora dello spirito che anima un artista della cucina la cui creatività contemporanea poggia sulle salde basi di una tradizione familiare fatta dei profumi del sud e delle materie prime da cui sono nati i grandi piatti della cultura gastronomica campana. E infatti, la sua carta al Sottovoce è un sapiente dialogo tra quella tradizione e le rappresentazioni a cui ci ha abituato la cucina contemporanea. “Nelle mie creazioni – dice Rinaldi - ogni ingrediente deve essere riconoscibile e perfettamente bilanciato, un approccio che combina sapienti tecniche contemporanee con la volontà di preservare i sapori e le consistenze di una volta”.

Gli ospiti internazionali (“oggi soprattutto americani, arabi e di nuovo anche australiani” dice la dg Cristina Zucchi) non possono che apprezzare questo tuffo nell’italianità. Tutto il resto lo fa il panorama mozzafiato del Lario, quello che fece innamorare George Clooney e, un po’ prima di lui, Plinio il Vecchio.

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