Nella terra dei bianchi, l’Alto Adige, la cantina Andriano è più nota per i rossi: il Merlot, il Lagrein Tor di Lupo, il Pinot Nero Anrar hanno costruito la solida fama di questa cantina cooperativa nata il 25 aprile del 1893, la prima dell’odierno Alto Adige, che allora faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico. Oggi la Cantina Andriano è alleata con un’altra importante realtà cooperativa locale, la Cantina Terlano, e conta su 60 soci che coltivano un totale di 80 ettari di vigneti in una zona a Nord di Bolzano, sulla “rive droite” del fiume Adige, su suoli argillosi e calcarei perfetti per la produzione di vini espressivi e longevi.
Ad Andriano volevano però che i bianchi aziendali recuperassero terreno nei confronti dei fratelli rossi: ed ecco due espressioni nitide ed eleganti come il Sauvignon Blanc Andrius e lo Chardonnay Doran a completare la gamma delle Selezioni di Cantina Andriano. “In particolare – spiega Rudi Kofler, enologo della Cantina - Doran e Andrius riflettono la simbiosi che si crea tra suolo e microclima che regala ad entrambi potenza e stratificazione di aromi. La loro fresca eleganza è quindi una lettura del luogo perfetta e raffinata”.
Partiamo dall’Andrius, un Sauvignon Blanc in purezza da uve coltivate su terreni che vanno dai 300 ai 380 metri di altitudine su terreni rossastri e argillosi di roccia calcarea con stratificazioni di pietra dolomitica bianca, che dopo la vendemmia vengono sottoposte a una fermentazione a temperatura controllata in acciaio inox e maturano sui lieviti per sei mesi per il 70 per cento in fusti di acciaio e per il 30 per cento in botti di legno grandi. L’annata 2023 che io ho degustato è di colore giallo paglierino con riflessi verdastri, naso di erba appena sfalciata, acacia, sambuco e salva e frutta fresca chiara e un po’ di erbe aromatiche. Il sorso è una sferzata fresca che però si tiene in equilibrio con una buona armonia complessiva e un promettente potenziale evolutivo. La gradazione alcolica è di 14 gradi. “Andrius 2023 è un vino teso e strutturato con un frutto brillante tipico dei terreni calcarei” lo descrive Kofler.
Il Doran è invece uno Chardonnay in purezza, espressione di una varietà originaria della Borgogna che però è riuscita ad adattarsi magnificamente all’Alto Adige. L’edizione 2022 di questo vino da uve coltivate dai 350 e i 500 metri sul livello del mare e sottoposto fermentazione in tonneaux, malolattica e fermentazione sui lieviti per dodici mesi in tonneaux, assemblaggio e riposo per altri tre mesi in bottiglia, è davvero magnifica. Il naso, giallo paglierino con riflessi verdi, non fa presagire nulla dell’esplosione di aromi tropicali ed esotici che avviene in bocca, con note di pepe bianco e spezie a completarlo e una nota finale affumicata a renderlo indimenticabile. Un grande vino bianco altoatesino, che promette grande evoluzione e longevità. “Il terreno eccezionale, dato dal cono di deiezioni ricco di argilla calcarea e di dolomia, perfetto per lo Chardonnay e il clima, ci hanno portato a credere negli anni che potevamo creare un grande bianco, in grado di essere prova tangibile dell’incredibile abilità espressiva di questa varietà”, spiega Klaus Gasser, direttore commerciale con formazione enologica. “Doran è un vino che si può definire energia ed equilibrio. Affascinante per l’alternanza tra aromi fruttati e fine acidità. La verticalità si accompagna a spalla larga e struttura nella direzione della Borgogna ma con un’anima fortemente territoriale”, aggiunge Kofler.
“La sinergia creata con Cantina Terlano - conclude Gasser - fa sì che la cifra stilistica della gamma di entrambe, concorra all’obiettivo comune di dare voce, attraverso i vini a un territorio straordinario, a due anime di una stessa vallata che parlano di tradizione, valore e futuro”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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