Era il 1918 quando Bepi Vettoretti mise a dimora le prime viti a Tordera, nel Cartizze, la collina magica del Prosecco. Tordera era il nome di un roccolo, ovvero una postazione per la caccia, dove in autunno i tordi trovavano rifugio cercando nel frattempo nutrimento tra i filari dei vigneti. Il roccolo non esiste più, ma il nome della Tordera è rimasto vivo e da lì in fondo inizia la storia di un’azienda che avrebbe preso forma solo molti anni dopo, nel 2001, quando Pietro Vettoretti, con la moglie Mirella Anna Vettorello, crea il marchio La Tordera. Che vive della passione di un’intera famiglia: Pietro è ancora là, a coltivare le sue viti con passione, aiutato dai figli che sono stati contagiati dal suo amore per la terra. Renato ha trovato il suo habitat naturale nella vigna, dove segue tutte le fasi lavorative, dalla potatura alla raccolta, perseguendo un continuo miglioramento delle coltivazioni nel rispetto dei saperi della tradizione vitivinicola di un territorio che nel frattempo è esploso a livello mondiale ma nel quale chi era sentinella prima del boom ha qualcosa in più da dire. Paolo è l’enotecnico, che ha il compito di valorizzare al meglio il frutto del lavoro del fratello, rispettando la filosofia aziendale del “natural balance”.
Oggi La Tordera conta su tre vigneti: il Cartizze, a 260 metri sul livello del mare, su terreno argilloso ed esposizione a Sud, con le viti del nonno Bepi, e quindi secolari; il Tittoni nelle colline di Vidor, su terreno calcareo di origine marina, a 240 metri; e l’Otreval nelle Rive di Guia, più distante dalla sede aziendale e più elevato (400 metri) su terreno molto in pendenza non compatto con presenza di fossili, un terroir questo perfetto per realizzare un Valdobbiadene “zero zuccheri”.
Di recente ho assaggiato due prodotti della Tordera. Il primo è il Metodo Classico Extra Brut Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, realizzato con uva Glera 100 per cento pressata in modo soffice, sottoposta a prima fermentazione a temperatura controllata con lieviti selezionati e poi, dopo il tiraggio, al riposo sui lieviti per almeno diciotto mesi. Una sfida decisamente vinta, quella di Paolo Vettoretti, che aveva sempre sognato di produrre un metodo classico in edizione limitata: un vino giallo paglierino brillante, con perlage fine e persistente, un profumo elegante di frutti maturi, erbacei e gessosi, con note di lievito. In bocca si mostra cremoso, con buona freschezza e notevole persistenza. La gradazione alcolica è di 11,5 gradi, il residuo zuccherino inesistente. Si accompagna volentieri a frutti di mare, crostacei, piatti aromatici, fritti ben asciutti.
L’altra etichetta con cui ho avuto a che fare è il Cartizze Dry Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Cartizze, che arriva dalla collina dei miracoli di Valdobbiadene. La composizione è 85 per cento Glera e il resto altre varietà locali, l’uva subisce una pressatura soffice e una fermentazione a temperatura controllata con lieviti selezionari, poi viene spumantizzata in autoclavi di acciaio per almeno 30 giorni su lieviti selezionati. Giallo paglierino brillante, dal perlage cremoso ed elegante, presenta aromi di frutta matura e di fiori delicati e in bocca è piacevolmente sapido, il classico vino che chiama un altro bicchiere. La gradazione alcolica è 11,5, il residuo zuccherino tra i 18 e i 19 grammi per litro. Perfetto l’abbinamento con la pasticceria secca.
Il resto della produzione della Tordera comprende altre etichette di Valdobbiadene Superiore Docg (il Brunei Brut, il Tittoni Rive di Vodr Dry, il Serrai Extra Dry, l’Otreval Rive di Guia Extra
Brut), due etichette di Asolo Superiore Docg (A3 Extra Brut e A12 Extra Dry), quattro di Prosecco Treviso Doc (Alnè Extra Dry, Saomi Brut, Tor Sé Brut, Frizzante Spago) e due spumanti (Jelmas Extra Dry e Gabry Brut rosato).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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