Se l'Europa ha qualche disturbo latente, le opere di Michel Houellebecq sono in grado, senza disdegnare un certo grado di crudezza narrativa e linguistica e soprattutto senza aver bisogno di giustificazioni, di palesare quel "guasto".
Sullo scrittore transalpino si è detto (e scritto) moltissimo, comprese durante questi primissimi giorni di gennaio a ridosso della pubblicazione di Annientare, l'ultimo (attesissimo) romanzo edito, come sempre in Italia, da La Nave di Teseo. Il coro d'interpretazioni è soltanto la più classica delle conseguenze: ogni volta che Michel Houllebecq chiude l'ultimo capitolo di un libro, inizia la corsa a rintracciare le profezie nascoste tra le righe del testo.
Anticipatore ed interprete del contemporaneo
Del resto, il romanziere francese ci ha abituato bene: la "maledizione" che lo accompagna - simile a quella che ha interessato Louis Ferdinand Celine ma anche altri giganti della letteratura mondiale - non gli ha impedito di guadagnarsi la fama di "profeta". Di sicuro, Houellebecq è considerato un interprete assoluto della contemporaneità e delle sue distorsioni antropologiche.
Il Vecchio continente, grazie ai romanzi dello scrittore d'Oltralpe, è soggetto ad una continua diagnosi che immortala un pessimo stato di salute. Dal nichilismo pervasivo agli aspetti psicologici dell'uomo moderno, passando per la fenomenologia sociale e per gli elementi politologici: la definizione più in voga, tra quelle inflazionate dalla critica, fa di Houellebecq un anticipatore.
In ogni libro, viene percepita una dose consistente d'esistenzialismo che deriva dalle esperienze personali dell'autore e dalla sua capacità d'osservazione sul mondo ma, il romanziere, non invade mai il campo con toni narcisistici: quelli di Houellebecq non sono scritti personalistici ma disamine capaci di produrre un effetto specchio in chi legge. Forse è questa la principale capacità che viene riconosciuta all'umanista: trarre dalle particolarità di una storia dei paradigmi validi per l' insieme dell'odierna condizione umana.
Anche l'ultimo romanzo - quello di cui IlGiornale ha pubblicato un estratto - è destinato senza dubbio alcuno a far discutere. Annientare è candidato a disegnare l'ennesima mappatura della condizione vissuta dall'uomo durante i tempi moderni, con la politica cui è stato attribuito uno spazio, per quanto di sfondo, forse maggiore rispetto alla maggior parte dei libri precedenti. Houllebecq non è un moralista e non fornisce antidoti: semplicemente racconta. E forse è anche per questa sua mancata volontà di distribuire formule e soluzioni salvifiche che il transalpino gode della fama di realista.
Il caso Sottomissione
Houellebecq non è soltanto Sottomissione ma quel romanzo ha avuto un significato mediatico superiore alle aspettative. A giocare un ruolo decisivio affinché di Sottomissione si parlasse in tutta Europa per anni consecutivi (se ne discute ancora e se ne discuterà in futuro) è stato il momento in cui il romanzo è stato pubblicato: a poche settimane dall'attentato di Charlie Hebdo. Nell'opera, Houellebecq immagina una Francia islamizzata e del tutto slegata dalla sua cultura originaria. I cosiddetti sovranisti hanno fatto di Sottomissione un testo guida per comprendere - dicono loro - a quale direzione è destinato il concetto di Stato nazione, salvo interventi capaci di mitigare il multiculturalismo e la gestione aperturista dei fenomeni migratori.
Sottomissione è insomma la cartella clinica della Francia immersa in un avvenire che ha dimenticato la cristianità e che si è arresa, senza colpo ferire, ad altre tradizioni e ad un'altra confessione religiosa. Lo scrittore francese, non solo per questo romanzo ma anche per altre prese di posizione, è stato spesso etichettato come un intollerante anti-islamico, oltre che come un simpatizzante dell'estrema destra o dell'emisfero ultra-conservatore. Tra gli aforismi riassuntivi che forse l'umanità continuerà a conoscere ed a tramandare, con ogni probabilità, c'è anche questo: "È la sottomissione, l'idea sconvolgente e semplice, mai espressa con tanta forza prima di allora, che il culmine della felicità umana consista nella sottomissione più assoluta".
Le altre profezie
Sottomissione è un caso eclatante ma non è l'unico. Serotonina, il penultimo romanzo (quest'anno ridato alle stampe sempre dalla Nave di Teseo), è un viaggio all'interno della depressione, che è il grande convitato di pietra della contemporaneità. Ma Serotonina è anche una fotografia precisissima dell'abbandono subito dalla Francia rurale, quella periferica che, poco tempo dopo l'uscita del romanzo, ha contribuito a dare vita ai gilet gialli. E poi c'è quella dipendenza, un altro tratto segnante della fase storica in cui siamo catapultati, che ci rende sempre schiavi di qualcosa che non riusciamo davvero ad afferrare. Un grande spazio - in "Serotonina" come in quasi tutti gli altri romanzi - è riservato all'involuzione delle relazioni amorose ed amicali nel mondo moderno. ,
La coppia composta da un uomo ed una donna, comunque sia, come chi leggerà Annientare avrà modo di approfondire, costituisce per Houellebecq quasi una sentinella in grado di contrastare l'avanzata della dissoluzione del mondo tradizionale: "Una coppia è un mondo, un mondo autonomo e compatto che si sposta all’interno di un mondo più vasto, senza esserne realmente toccato; da solo, invece, ero attraversato da faglie". Quest'ultima è una frase che non è contenuta in Annientare, bensì in un libro precedente, ma che spiega bene quale sia il valore che lo scrittore d'Oltralpe attribuisce allo stare insieme.
Elencare tutte le previsioni e le tematiche contenute negli altri testi sarebbe complesso. Se "Estensione del dominio della lotta" - il primo romanzo - è una critica a certe distorsioni del capitalismo e del mondo lavorativo costruito su basi economicistiche, "Le particelle elementari" - che molti considerano il manifesto ed il capolavoro di Houellebecq - spazia tra la suggestione della clonazione degli esseri umani all'incontro-scontro tra un protagonista capace d'incarnare l'apollineo ed un altro profondamente dionisiaco.
Houellebecq e la pandemia
L'evento che ha scosso la storia - la notizia del secolo, almeno sino a questo momento - è la pandemia, che Michel Houellebecq ha interpretato, per al di fuori delle sue opere, alla sua maniera, in specie durante i primi lockdown continentali. La diffusione del Covid19 è, per l'intellettuale d'Oltralpe, un acceleratore di cambiamenti tanto radicali quanto tragici già in programma. Tra queste, anche il definitivo tramonto delle relazioni umani per come le abbiamo conosciute.
Nella lettera pubblicata sul sito di France Inter, lo scrittore francese esprime il consueto punto di vista sprezzante: "Ammettiamolo: la maggior parte delle e-mail che ci siamo scambiati nelle ultime settimane aveva come primo obiettivo quello di verificare che l'interlocutore non fosse morto, né sul punto di esserlo. Ma dopo questa verifica, abbiamo provato a dire delle cose interessanti, cosa non facile, perché questa epidemia riusciva nella prodezza di essere allo stesso tempo angosciante e noiosa".
E questa è una postilla anche su come l'umanità odierna si rapporti con la morte. Più in generale, Houellebecq pensa che non avverà una trasformazione maieutica "grazie" alla diffusione del Covid19: ci sarà - ritiene piuttosto - un abbrutimento generalizzato ma già telefonato dall'andazzo del mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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