La geopolitica, l’informazione, l’interesse per l’attualità e gli scenari internazionali non si affievoliscono nemmeno d’estate.
Si è svolta infatti a Lipari, la maggiore delle isole Eolie, la seconda edizione del Premio di giornalismo d’inchiesta “strillaerischia”, ospitato dal Centro di studi eoliani. Premio promosso dal quotidiano “Strill” di Reggio Calabria, con il supporto organizzativo, il coordinamento e la moderazione di Antonio Rossano, giornalista ed esperto di comunicazione, rivolto a tutti i giornalisti che mettono in gioco se stessi fino al limite estremo, pur di assolvere all’obbligo morale e deontologico della divulgazione della notizia.
L’edizione di quest’anno è dedicata alla paura, quella che si descrive e quella che si prova nel descriverla. Sei i giornalisti premiati, tutti accomunati da una lunga esperienza come inviati di guerra negli scenari più diversi. Tutti hanno descritto la paura e le atrocità scaturite dai conflitti disseminati nel mondo e hanno portato una testimonianza oggettiva ed innovativa di quello che accade.
Barbara Schiavulli corrispondente di guerra e scrittrice ha seguito i conflitti internazionali degli ultimi 20 anni. Ha raccontato le sue esperienze, sottolineando come il contatto con le atrocità della guerra può modificare nel profondo l’animo, cercando però sempre di non dimenticare il fattore umano.
Toni Capuozzo, inviato di guerra, ha seguito i conflitti in Afghanistan e nell’ex Jugoslavia. Direttore del TG5 fino al 2013, cura e conduce la rubrica “Terra!” su Canale 5. Capuozzo si è soffermato sulla necessità del giornalismo di inchiesta di essere chiaro ed oggettivo, rincorrendo la notizia senza sensazionalismi, riuscendo con la descrizione dei fatti a coinvolgere tutti i lettori e tutti gli strati sociali indistintamente. Il giornalista deve essere, per Capuozzo, “un cronista puro dei fatti che lo circondano”.
Sandro Provvisionato curatore insieme a Toni Capuozzo del settimanale “Terra!”, ha parlato delle sue esperienze durante la guerra, sempre poco ricordata, del Kosovo, ripensando alle atrocità che un cronista di guerra sul campo è costretto a descrivere.
Domenico Quirico, reporter per “La Stampa” di Torino e Capo servizio esteri, ha raccontato il suo rapimento, non come vicenda personale, bensì come elemento che ribadisce l’obiettivo finale e principale del vero giornalismo d’inchiesta: la testimonianza. È questa – secondo Quirico – l’essenza fondamentale del giornalismo: la presenza sul luogo dei fatti e la successiva testimonianza oggettiva, dovere unico della professione. Ha definito il suo rapimento come “un ovvio rischio del mestiere, che qualunque inviato di guerra deve ben tenere in conto”.
Fausto Biloslavo, reporter di guerra dal lontano ‘82, attualmente collabora con il quotidiano “Il Giornale” e il settimanale “Panorama”. Animatore, insieme ad altri, dell’innovativa iniziativa “Gli occhi della guerra” per il sito Il Giornale.it, ha contribuito con i suoi preziosi interventi alle pagine della rivista di geopolitica “Il Nodo di Gordio”. Il progetto “Gli occhi della guerra” si pone l’obiettivo di realizzare reportage dedicati ai teatri di conflitto non sempre pubblicizzati dai media convenzionali. Attraverso il sistema del “crowdfunding”, i reportage sono interamente finanziati e sostenuti dai lettori tramite il sito de “Il Giornale”. L’iniziativa rappresenta la frontiera ultima dell’informazione “libera”, motivata dalla pura volontà di conoscenza, approfondimento e informazione dei lettori stessi, scevri da obblighi di redazione e condizionamenti di sorta. Biloslavo si è soffermato sulla natura della professione del reporter di guerra, considerandolo più che un lavoro, una passione che porta a confrontarsi con realtà sempre diverse, all’interno delle quali è necessario sapersi districare, per riportare una verità “conquistata” sul campo. Ha raccontato la sua esperienza in Ucraina, situazione critica e dai risvolti politici, economici e sociali strettamente interconnessi e di difficile interpretazione. Biloslavo ha dedicato il premio a coloro che si trovano dietro la telecamera: gli “stringer”, le persone del luogo che permettono ai giornalisti di interagire con la popolazione e descrivere la verità dei fatti.
Per ultimo è stato premiato Simone Pierani fondatore di China Files, agenzia editoriale con sede a Pechino. Pierani si è soffermato sulle differenze sociali e politiche di una potenza mondiale come la Cina e di come la scarsa e cattiva informazione dia una visione distorta e superficiale del gigante d’Asia.
Antonciro Cozzi
think tank “Il Nodo di Gordio”
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