Il "vizio" di creare fra alcol, sesso farmaci e orari da impiegati

Eccessivi ma abitudinari, fragili ma programmatori, i grandi della letteratura, del cinema, dell'arte messi a nudo in "Rituali quotidiani" di Mason Currey

Il "vizio" di creare fra alcol, sesso farmaci e orari da impiegati

Mason Currey è un giornalista ed editor americano. Uno che lavora con la scrittura. Ci lavora così tanto che ha scritto un libro sulla scrittura (e la creatività in generale): Rituali quotidiani (Vallardi). Un dizionario non in ordine alfabetico, da W.H. Auden a Bernard Malamud, sui metodi di lavoro dei grandi artisti (che si scoprono essere quasi tutti degli inguaribili abitudinari), leggendo il quale si scopre ad esempio che:LA VERITÀ, VI PREGO, SULLA VITA Wystan Hugh Auden era puntuale fino all'ossessione e visse seguendo una rigorosa tabella di marcia per tutta la vita, che scandiva con precisione militare. Controllava l'orologio in continuazione. Vizi: anfetamine, benzedrina, Secobarbital e altri sedativi (la chiamava la sua «vita chimica»).UN MALEDETTO MOLTO ORDINARIO Apparentemente disordinatissimo, Francis Bacon era essenzialmente un abitudinario, con un programma quotidiano che variava raramente. Sia alzava all'alba, lavorava moltissimo, le serate erano di bagordi, andava a letto tardissimo, dormiva pochissimo. Vizi: mezza dozzina di bottiglie di vino al giorno e due-tre pasti abbondantissimi al giorno; sonniferi. MASTURBATIO INTERRUPTA Thomas Wolfe iniziava a masturbarsi, senza orgasmo, prima di scrivere. Scriveva da mezzanotte all'alba. Vizi: incredibili quantità di caffè. LENTAMENTE SI FA TUTTO Patricia Highsmith, tendenzialmente solitaria, scriveva regolarmente ogni giorno, per 3-4 ore al mattino. Ossessionata dalle lumache, le allevava, le teneva in casa, se le portava in giro. Vizi: alcolista ad altissima tolleranza, beveva vodka e fumava un pacchetto di Gauloises al giorno.LA MOGLIE CHE VORREI Sigmund Freud, un abitudinario a livelli patologici, lavorava e basta, chiuso nel suo studio. La moglie Martha gestiva ogni incombenza: gli preparava i vestiti, gli sceglieva i fazzoletti, gli metteva persino il dentifricio sullo spazzolino. Vizi: il sigaro (ne fumava fino a 20 al giorno, da quando aveva 25 anni).VIAGGIARE NON SERVE Voltaire, abitudinario filosofico, passava le mattinate nel suo letto, leggendo o dettando le sue opere ai segretari. Usciva pochissimo. Lavorava dalle 18 alle 20 ore al giorno. Per lui era una scelta di vita perfetta. «Adoro stare in camera», scrisse. Vizi: la nipote vedova (fu a lungo la sua amante).VOLLI, SEMPRE VOLLI, FORTISSIMAMENTE VOLLI Tom Stoppard ha lottato tutta la vita contro la sua incapacità di organizzare il lavoro di scrittura. Agli inizi degli anni Ottanta, in un periodo peraltro di grande creatività, arrivò a incatenarsi alla scrivania dalle 10 del mattino alle 5 del pomeriggio. Vizi: per anni accendeva la sigaretta col mozzicone della precedente.IMPRESE EPICHE (DA SALOTTO) James Joyce - «un uomo di scarsa virtù, incline alla stravaganza e all'alcolismo» come si dipingeva lui stesso - calcolò che per scrivere l'Ulisse gli ci vollero 20mila ore. Vizi: dopo aver scritto tutto il giorno (nella migliore delle ipotesi) o dato lezioni private (nella peggiore), passava le notti nei bar o nei ristoranti, notti che si concludevano con lui che cantava a squarciagola vecchie canzoni irlandesi.ASPETTANDO IL BISTROT Nel periodo in cui produsse le sue opere migliori, Samuel Beckett passava tutto il giorno chiuso in camera a cercare di scrivere, e la notte nei bar di Montparnasse dove beveva litri di vino rosso scadente. Vizi: un'ossessione quasi paranoica per la scrittura.UNA VITA SDRAIATA Truman Capote riusciva a scrivere solo da sdraiato, a letto o sul divano. Vizi: Sherry, Martini, caffè e sigarette.ALZARSI MOLTO PRIMA DELLE 8 E MEZZO Federico Fellini, un insonne di primissima categoria, si alzava prestissimo al mattino. Ma non lavorava: si attaccava al telefono e cominciava a rompere le scatole agli amici. Vizi: le donne (degli altri).DALLE 8 ALLE 16 ORARIO CONTINUATO T.S. Eliot, subito dopo la prima guerra mondiale, lavorò a lungo come impiegato alla Lloyds Bank di Londra. E si trasformò in un perfetto uomo d'affari inglese: bombetta, gessato, ombrello... Faceva orario di ufficio. E alla sera scriveva. Vizi: niente da segnalare, a parte la Poesia.PAROLE, PAROLE, PAROLE Somerset Maugham riteneva fosse impossibile scrivere davanti a un panorama, e aveva quindi sistemato la scrivania di fronte a una parete vuota. Vizi: la scrittura, per la quale non aveva una vocazione ma una dipendenza. Pubblicò 78 libri in 91 anni di vita, scrivendo in media 1.500 parole al giorno.IL POTERE E LA DROGA Una volta chiesero a Graham Greene se era un abitudinario e se lavorava «dalle 9 alle cinque». «Per carità - rispose Greene - direi piuttosto dalle 9 alle 10 e un quarto!». In realtà anche lui scriveva seguendo quasi l'orario d'ufficio (al mattino lavorava a un libro, al pomeriggio a un altro). Vizi: benzedrina.VECCHIO DIAVOLO Kingsley Amis viveva secondo una routine di ferro. Colazione, scrittura, pranzo, scrittura, tè, scrittura, pub. Vizi: whisky al malto, Bourdeaux, scotch.UNA STORIA VERA David Lynch, uno dei registi-sceneggiatori più visionari, surreali, onirici e borderline del '900, ha sempre sostenuto che nel lavoro «Mi piace la regolarità». Vizi: la meditazione trascendentale.UN TIPO MODERNO Frank Lloyd Wright nessuno lo ha mai visto disegnare al tavolo da lavoro. Durante il giorno faceva di tutto - riunioni, telefonate, incontri, lezioni - tranne che disegnare. «Disegno solo tra le 4 e le 7 del mattino», disse una volta. Vizi: il sesso (la sua terza moglie cominciò a preoccuparsi quando, nonostante lui avesse 85 anni, faceva l'amore con lei due o tre volte al giorno).IL LAMENTO DI PHILIP Philip Roth è sempre stato uno stakanovista della scrittura. «Scrivo dalle 10 del mattino alle sei del pomeriggio, ogni giorno, mi fermo solo un'ora per il pranzo. Di sera mi piace leggere. E questo è tutto», ha detto una volta.

Un'altra ha aggiunto: «Scrivere non è un lavoro duro. Spalare carbone in miniera è un lavoro duro. Scrivere è un incubo». Vizi: l'autobiografismo (?).DA NOBEL William Faulkner, secondo la figlia, scriveva da sobrio. «E solo dopo beveva».

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