In Italia rappresentano ancora appena lo 0,5 per cento del mercato, contro il 18 per cento della Germania. Un 18 per cento che, al concetto di cure sicure e clinicamente certificate, corrisponde anche ad un risparmio significativo per le casse del servizio sanitario nazionale tedesco. Insomma, una nuova frontiera.
Rappresentano probabilmente il futuro della medicina che abbina costo basso e qualità i farmaci biosimilari, farmaci simili, ma non identici al farmaco originale, che fanno parte della grande famiglia costituita dai farmaci biotecnologici, prodotti medicinali costituiti da proteine ottenute per mezzo di tecniche e di Dna ricombinate. E proprio di farmaci biotecnologici, e del loro utilizzo in un settore delicato e in continua evoluzione qual è quello dell'oncologia, sono a confronto in questi giorni (sino al 28 novembre) i luminari della farmacologia nazionale e internazionale, al Lingotto di Torino. La tre giorni intende analizzare le novità terapeutiche che possono venire da questo tipo di medicine. Attualmente i biotecnologici rappresentano circa il 20 per cento dei nuovi farmaci convenzionali approvati ogni anno. E il trend è destinato ad aumentare. In Italia il loro mercato è pari a 5 miliardi di euro, il 10 per cento circa dell'intera spesa farmaceutica nazionale. Per le caratteristiche tecnologiche di produzione - che prevedono anche complessi studi pre-clinici e clinici - questi farmaci hanno un costo di base elevato. Ma questo viene compensato alla distanza dai vantaggi terapeutici. Una sessione ad hoc del congresso riguarda come si diceva i farmaci biosimili, una nuova frontiera interessante - l'Italia, in Europa, è tra i fanalini di coda per il loro utilizzo - che offre anche il vantaggio di un notevole risparmio per la spesa sanitaria nazionale.
«È evidente - sottolinea il professor Pier Luigi Canonico, preside della Facoltà di Farmacia di Novara - che l'interesse primario di tutto il sistema sanitario sia la salute, unitamente alla sicurezza, dei pazienti. In quest'ottica le agenzie regolatorie europea e nazionale hanno messo in atto delle procedure di autorizzazione all'immissione in commercio molto accurate che garantiscono l'efficacia e la sicurezza dei nuovi farmaci biosimili. Ad esempio, come tutti i farmaci, i biotecnologici e i biosimili richiedono una procedura centralizzata a livello europeo e non è possibile che il singolo Stato appartenente all'Unione europea possa procedere in maniera autonoma. È evidente - prosegue il professor Canonico - che, come per tutti i farmaci di nuova immissione in commercio, bisogna porre attenzione a eventuali effetti collaterali che non siano emersi nelle sperimentazioni cliniche indispensabili per la registrazione.
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