Mentre Ankara alza il tiro e aspetta l’arrivo delle unità dell'aeronautica militare statunitense nella base di Incirlik, nei pressi del confine con la Siria, per dare il via ad una più ampia offensiva anti-Isis in territorio siriano, il governo di Damasco ha attaccato pesantemente la Turchia davanti alle Nazioni Unite. In particolare il capo della diplomazia siriana ha puntato il dito contro Ankara denunciando l’ambiguità della nuova azione militare turca contro le postazioni dello Stato Islamico in Siria. “Il governo della Repubblica Araba Siriana respinge I tentativi del governo turco di dipingere sé stesso come una vittima quando tutti conoscono tutto quello che ha fatto questo governo in passato nel fornire ogni tipo di supporto ai terroristi”, queste sono le dure parole che il ministro degli Esteri siriano Walid al-Moallem ha indirizzato tramite una missiva al segretario generale dell'Onu e al presidente Consiglio di Sicurezza, accusando di fatto la Turchia di fare il doppio gioco con l’Isis. Al-Moallem ha quindi avanzato dei dubbi sulla “onestà” dell’azione militare turca della scorsa settimana e sugli eventuali secondi fini del governo di Ankara. Come quello citato, fra gli altri, di trovare con questa operazione un “pretesto per attaccare i Curdi in Siria e in Iraq”. La Turchia, infatti, secondo il governo siriano “non ha mai cessato di sostenere i terroristi provenienti da più di 100 Paesi che hanno attraversato il confine con la Turchia per arruolarsi nell’Isis, nella Jabhat al-Nusra, negli Ahrar al-Cham, e in altri gruppi affiliati ad Al Qaeda”.
Inoltre il ministro ha accusato il governo turco di essere “completamente consapevole" del "contrabbando di petrolio, grano, cotone e reperti archeologici provenienti dalla Siria, che l’Isis porta avanti in cambio di denaro, armi, munizioni e supporto logistico”. “Senza menzionare”, continua il testo, “le centinaia di industrie siriane che sono state smantellate e trasferite in Turchia”. Nel testo della missiva inoltre viene sottolineato come se “la Turchia e altri paesi confinanti con la Siria avessero rispettato le risoluzioni dell’Onu in materia di antiterrorismo, il 70% degli elementi della crisi siriana non sussisterebbero”. In questo momento, secondo fonti governative di Damasco, in Siria sarebbero operative 70 organizzazioni terroristiche. Molte di queste, secondo il ministro degli Esteri Al-Mohallem, si addestrerebbero in campi messi a punto nella regione ai fini della formazione militare dell’opposizione moderata al governo. Campi, la cui esistenza sarebbe stata confermata, si legge, “anche da ufficiali dell’esercito americano”.
Per il momento, secondo quanto riferisce il quotidiano turco “Hurriyet”, l’esercito turco non avrebbe programmato operazioni di terra in territorio siriano ma una serie di raid aerei da effettuarsi in un’operazione congiunta con l’aeronautica statunitense. Lo scopo dei raid turco-americani, secondo l’accordo raggiunto lo scorso 22 luglio tra Obama ed Erdogan, non sarà solo quello di colpire le basi del Califfato, ma, inoltre, di realizzare una zona cuscinetto al confine tra Siria e Turchia proprio per bloccare l’ingresso di ulteriori aspiranti terroristi in Siria. La zona cuscinetto al confine però servirà anche per bloccare, viceversa, il passaggio dei rifugiati siriani e per predisporre nuove basi dalle quali far partire le nuove operazioni congiunte anti-Isis.
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