Nica Fiori
Lemozionante e magico mondo della pittura di Giorgio de Chirico è in mostra fino al 28 gennaio presso la Galleria Mucciaccia (piazza dAra Coeli 16), dove 38 dipinti ad olio, realizzati tra gli anni 20 e gli anni 70 del Novecento, permettono di cogliere diversi aspetti dellarte del grande maestro. Coltissimo, geniale ed enigmatico, il pictor optimus (nato a Volos, in Grecia, nel 1888 e morto a Roma nel 1978) è una delle figure più complesse del secolo passato, sempre in viaggio, come un moderno Ulisse, tra i meandri dellesistenza umana. Ma, volendo semplificare la sua arte a pochi semplici concetti, potremmo dire che la sua opera, pur caratterizzata da diversi momenti stilistici, è sempre improntata alla narrazione di favole e miti e, allo stesso tempo, come scrive Paolo Baldacci nel catalogo (Ed. Mucciaccia), «sempre governata dallo stesso imperativo: sottrarre le cose al loro aspetto logico e spostarle, spiazzandole, in una sede diversa». Il mondo interiore di de Chirico, fatto di favole e sogni, si dipana attraverso le fantasmagorie metafisiche delle piazze, dei manichini e degli interni, come pure nelle battaglie o nelle nature morte di ispirazione secentesca, nei paesaggi veneziani e nelle visioni sognanti delle spiagge dellantica Grecia, come in Cavalli antichi in riva al mare, o in Argonauti sulla spiaggia, due splendidi oli del 1930.
Decisamente interessante è il dipinto Paesaggio con un cavaliere, il cui paesaggio, eseguito nel 1909, richiama il pittore simbolista Arnold Böcklin, forse il più grande ispiratore del giovane de Chirico, mentre il cavaliere, aggiunto nel 1938, aggiunge mistero a uno sfondo già di per sé inquietante. Cavallo e cavaliere in un bosco, del 1939, fa pensare a Rubens, mentre Salambò, del 1956, riprende i romantici francesi come Delacroix.
Archeologi (1936), Il Trovatore (1958), Ettore e Andromaca (1952), Oreste e Pilade (1960-65) sono enigmatiche figure-manichini che continuano ad affascinare il maestro anche dopo il periodo metafisico degli anni 10. Anche Le Muse inquietanti, del 1950, con sullo sfondo il castello estense di Ferrara, e le piazze con le Arianne addormentate sono varianti di dipinti antecedenti. Molte piazze riecheggiano la città di Torino, perché lì il suo filosofo prediletto, Nietzsche, era diventato pazzo.
Orario: dal lunedì al sabato: 10.30-13; 15.-19.30
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.