De Sica senza Boldi: "Finalmente recito coi veri attori"

Oggi arriva nelle sale il 25° cinepanettone. Il protagonista: "Io e Ghini siamo due Don Chisciotte, Sancho Panza non serve"

De Sica senza Boldi: "Finalmente recito coi veri attori"

Roma - Sempre lì si finisce. Succede quando Christian De Sica, nel cantare le lodi di Natale a Rio e di Massimo Ghini, sgrana a sorpresa una riflessione che farà poco piacere a Massimo Boldi, ex sodale di infiniti cine-panettoni. «Con i partner passati andavo più a pesce, improvvisando, perché erano comici. Quando invece hai a che fare con attori veri puoi costruire altre cose, ampliare la tastiera espressiva. Ci ho guadagnato con Ghini. Io e lui siamo due Don Chisciotte, non serve un Sancho Panza». Poco prima, in sovrappiù, aveva confessato: «Mi stavo annoiando anch’io negli ultimi tempi. Tuttora la formula del doppio episodio mi va un po’ stretta. Sarebbe bello tornare a una storia unica, corale, come agli inizi. Anche se nel frattempo è cambiata la società. Prima il film di Natale era più lento, ottimista, rifletteva la calma spensierata di un Paese diverso. Oggi è veloce, nevrotico, stringato, ha preso ritmo e ansie dell’Italia odierna».

In realtà anche Boldi, dopo il divorzio da De Sica, ha esplorato tonalità diverse nei suoi film pre-natalizi, proponendosi in modo più quieto, meno da cartone animato. Ma certo il cine-panettone, anche nei ritocchi intervenuti nel tempo, ha un marchio di fabbrica inconfondibile: Aurelio De Laurentiis. Non a caso, De Sica ammette serenamente: «Questi film mi hanno dato credibilità, aperto mille strade: il musical, il teatro, la pubblicità. A inizio carriera, essendo figlio di De Sica, amici e parenti mi davano del matto. Ma io ero affascinato da tutto ciò che è superficiale, fatto di paillettes. Dovendo scegliere tra un film con Gassman e uno dei Vanzina, non ho avuto dubbi: i Vanzina. Se avessi provato a rifare Ladri di biciclette oggi sarei un fallito». Tuttavia annuncia una novità: «Con Natale a Rio ho smesso di fare lo schifoso, il fedifrago, il puttaniere, il parolacciaro. Faccio finalmente il papà». Sospensione: «... di un figlio schifoso, fedifrago, puttaniere e parolacciaro». Risate.

Esce oggi in 840 copie il venticinquesimo cine-panettone della ditta De Laurentiis. Fino a ieri l’etichetta infastidiva il produttore, non più ora che il dizionario Zanichelli l’ha accolta tra i neologismi. Come sempre, niente proiezione anticipata per i giornalisti. Stavolta la colpa sarebbe dell’Aniene: straripando, ha allagato gli stabilimenti della Technicolor, il che ha comportato ritardi e problemi vari. Fingiamo di credergli.

Diviso in due episodi, Natale a Rio deve vedersela con Madagascar 2 e Il cosmo sul comò. Ma vedrete che anche quest’anno arriverà primo. L’obiettivo: 26 milioni di euro. Naturalmente «è più bello di tutti i precedenti». Neri Parenti, il regista, spiega: «Pur restando fedele ai canoni natalizi, il film sfodera una leggera mutazione. S'è lasciata la linea Feydeau, della pochade con mogli, amanti, corna, per puntare sulle gag in stile Blues Brothers, anche se il paragone sembrerà irrispettoso». In effetti.

Così, nella solare cornice di Rio, si sfiorano senza intrecciarsi le due vicende. Nella prima, più sentimentale, il buffo Fabio De Luigi si acconcia a fare da terzo incomodo tra Michelle Hunziker, di cui è innamorato cotto, e il fidanzato segreto Paolo Conticini; nella seconda, più farsesca, due ricchi divorziati cinquantenni, Christian De Sica e Massimo Ghini, si ritrovano tra le scatole i rispettivi figli, Ludovico Fremont ed Emanuele Propizio, con inatteso scambio di alberghi e percorsi.

«Siamo vintage, un po’ Fred Astaire e Ginger Rogers», scherza De Sica, senza precisare chi è Fred e chi Ginger. Nel film lui è un mezzo analfabeta che non capisce il vocabolario forbito usato dal colto Ghini. Il resto ve lo potete immaginare. Il professore universitario dice: «Buzzicozza? Lei ha fatto una crasi», l’altro risponde: «Se m’è scappata, non me ne sono accorto» pensando a un peto. Il prof chiede: «Lei che fa, rilutta?», l’altro si offende: «Io non rilutto, sono una persona educata».

Unica donna sul manifesto, Michelle Hunziker si presenta ai giornalisti strizzata in un corpetto che la fa somigliare a Bettie Page.

Da De Sica a Ghini, tutti implorano di recitare con lei l’anno prossimo, Fabio De Luigi si finge geloso, e la gag va avanti per un po’. Non sanno che la bionda soubrette ha appena confessato al settimanale A: «La cioccolata mi dà lo stesso piacere del fare l’amore, ti arrivano un sacco di endorfine». Altrimenti sai gli sfottò.

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