Teheran - La mobilitazione mondiale non è servita. O meglio, ha evitato la lapidazione ma non basterà a salvare la vita di Sakineh. Il procuratore generale iraniano Gholam-Hossein Mohseni-Ejei, infatti, ha annunciato la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtani, la donna accusata complicità nell’omicidio del marito. Secondo quanto riportato dal Teheran Times Sakineh è stata condannata proprio per la morte del marito, mentre sarebbe caduta l'accusa di adulterio: proprio per questa ragione l'esecuzione non avverrà mediante lapidazione ma per impiccagione. La forma cambia, la sostanza no.
No politicizzazione In base alle leggi vigenti in Iran la condanna a morte ha la precedenza sulla punizione per adulterio, ha spiegato il procuratore generale. Che poi ha chiarito come "la questione non dovrebbe essere politicizzata e gli organi giudiziari iraniani non saranno influenzati dalla campagna di propaganda lanciata dai paesi occidentali". Da parte sua, invece, il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehman-Parast, ha detto che il processo non è ancora finito.
Il figlio: esecuzione tra 2 settimane "Chiediamo alle autorità italiane di intervenire per aiutarci", ha detto Sajjad Ghadarzadeh, il figlio di Sakineh. Che poi ha aggiunto: "Le autorità intendono annunciare ufficialmente la condanna a morte di mia madre fra due settimane".
La Farnesina "Auspichiamo fortemente che la condanna" a morte nei confronti di Sakineh "possa essere rivista". Così la Farnesina commenta l’annuncio arrivato dall’Iran e raccoglie l’appello all’Italia del figlio della donna, assicurando che il governo "continuerà ad adoperarsi con la massima determinazione, come fatto finora".
Ricordando che "le procedure legali non sono ancora esaurite", il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, nel corso del consueto briefing con la stampa, ha ricordato che l’Italia è contraria alla pena di morte "ovunque e in qualsiasi modo venga eseguita".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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