Genova - Il sogno che diventa realtà, una parte della città che affossa l'altra gettandola verso la serie B. Un gol di Boselli al 51' getta i blucerchiati nello sconforto più totale e ormai ad una quasi inevitabile retrocessione. Il grido della Nord «serie B, serie B» riassume la voglia di distruggere l'altra metà della città.
Comincia con il consueto spettacolo dagli spalti del più inglese degli stadi italiani. La Nord genoana a strisce verticali che fa brillare cartoncini cromati di rosso e di blu e la Sud che risponde con la gradinata divisa in due che ricorda i vessilli dell'Andrea Doria e della Sampierdarenese, società da cui nacque la Sampdoria e lo striscione "A testa alta. Orgogliosi dei nostri colori". Mentre nei distinti un Grifone munito di cannone lancia le sue bombe verso il gozzo di un marinaio blucerchiato che rischia di affondare. E il leit motiv del derby della Lanterna numero 104 sta proprio nel desiderio del Grifone di affossare i cugini che hanno da aggrapparsi alla stracittadina per continuare la lotta salvezza.
Lo intuisci dei cori che partono dagli spalti e lo vedi sul campo dove la Sampdoria deve partire in quarta e cercare di mettere sotto i rossoblu, mentre la squadra di Ballardini controlla e gioca di ripartenza sfruttando la velocità di Mesto e Palacio e un ariete come Floro Flores. Cavasin risponde con Pozzi e Biabiany per rendere frizzante l'attacco ma i due giocano da solisti, troppo distanti tra loro e non fanno reparto: così nel primo tempo l'unica conclusione verso la porta di Eduardo è un missile di Palombo che va sopra la traversa di un soffio.
Il Genoa, invece, punge di più e va vicino alla marcatura con Rossi e Floro Flores prima della mezz'ora. Poi, proprio quando la Sampdoria sembra tornare padrona del campo, ad un soffio dagli spogliatoi, Palacio riceve da Mesto un cross teso e spizzica per Floro Flores un pallone che chiedeva solo di essere buttato dentro. È l'1-0 che manda in delirio anche un freddo come Ballardini tra i primi a saltare in piedi per festeggiare la marcatura genoana.
Il secondo tempo è una gara senza schemi, fatto di giocate approssimative e dettate dalla tensione. Falli a ripetizione con Tagliavento che rischia di perdere il controllo della direzione e blucerchiati all'arrembaggio che tentano il tutto per tutto. Ci prova Ziegler su punizione ma la palla finisce sulla barriera. Quindi Palombo che prova una rasoiata a mezza altezza da venticinque metri Eduardo compie una delle sue papere ribattendo la palla nell'area piccola e Pozzi che di ginocchio riesce ad infilare la porta rossoblu. Il Genoa non riesce a sfruttare gli spazi che lascia l'avversario e Rossi, un minuto dopo il gol doriano, spreca malamente da dentro l'area di rigore.
Senza ordine, ma almeno con carattere, la formazione di Cavasin resta in attacco senza però creare pericoli alla porta rossoblu nonostante gli inserimenti di Guberti e Maccarone.
Il Grifone remissivo non piace ai tifosi del Genoa che cominciano a contestare la propria squadra all'urlo "il derby non si regala" che fa da sottofondo ad una partita che in tanti, in tribuna, hanno l'impressione sia tacitamente addomesticata per evitare di non farsi troppo male. Proprio il sindaco di Genova Marta Vincenzi aveva parlato di solidarietà tra cugini: affermazione che aveva scatenato la reazione del popolo genoano e che ieri sera riecheggiava al "Ferraris".
Ma quando ormai tutti pensavano all'1-1 l'italo argentino Boselli al terzo gettone con la maglia rossoblu e pronto a tornare in Inghilterra dopo sei mesi da comparsa, diventa il nuovo idolo della Genova rossoblu segnando a Da Costa la rete del 2-1.
Una sconfitta che è l'emblema del campionato doriano, di una stagione nata con le stelle della Champions League e che ormai solo un miracolo di risultati incrociati può salvare dalle stalle della serie B.
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