Ancora un disastro. L’Inter non si ferma più, rotola nel suo burrone, come se il destino avesse deciso di darle una bella lezione. Non segni e ti punisco. Anche stavolta è finita così. Brutto il gioco, devastante l’incapacità difensiva, ma le prime occasioni sono state tutte sue. Poi Marco Di Vaio si è preso la scena, Acquafresca ha completato l’opera, Gillet ha fatto da spalla con le sue parate e l’Inter si è inabissata. Una volta si diceva peggio di un Titanic. Ora meglio lasciar perdere. Un punto nelle ultime cinque partite, il gol che manca da quasi 300 minuti (il poker di Milito contro il Palermo). Si è inceppato tutto: teste e capacità di stare in campo. Non c’è mai qualcosa che ti dica: sanno ancora giocare da grande squadra. Tutto si infila nella mediocrità. Inter battuta da due reti nel primo tempo e dalla incapacità di reagire, cambiare marcia, trovare giocatori che la trascinino. Sneijder è un ninnolo inutile, Forlan un toro cieco e senza forma, Pazzini solo un lottatore, i centrocampisti l’origine del declino e di tutti i mali. Il Bologna non vinceva a San Siro da 14 anni, si è preso abbondante rivincita. L’Inter non restava senza vincere per 5 partite dal 2004. Ieri sono stati fischi, contestazioni e brutti presagi per il futuro non solo in Champions. Moratti se n’è andato dopo 20 minuti della ripresa. Ma il peggio è che se n’è andata l’Inter. Chissà dove?
Inter timorosa, linee distanti, Sneijder che balla in mezzo e non riesce a liberarsi per fare male. È stato il primo segnale che qualcosa non andava. Poi le occasioni perdute e l’uno-due di Di Vaio che ha prodotto mani nei capelli e depressione a chili.
Solita Inter nel modo di giocare: tipica sensazione del vorrei ma non ci riesco. Ranieri ha mandato in campo la formazione più logica, il Bologna per un po’ ha guardato. Partita che ha preso corpo secondo la logica dell’attesa. Inter che doveva vincere, Bologna che voleva evitare pericoli. Ma se la squadra di Pioli ha interpretato copione secondo umiltà ed attenzione, quella di Ranieri continua ad inseguire una grandeur che non esiste più. La devastante incapacità difensiva, ancora una volta, ha punito la gente nerazzurra e fatto strabuzzare gli occhi al suo pubblico. Poca gente ieri sera a san Siro, ma gli assenti stavolta hanno avuto ragione. Dura continuare a sognare gol e riscatto eppoi, nel giro di un minuto, prendere due sberle da far sbarellare un toro. Si, c’è qualcosa di indefinito, sempre non si voglia pensare alla pura mediocrità, nel modo di buttare via le partite da parte interista. Vero, in attacco lo stellone ha evitato di guardare. Anche ieri sera si è girato smorfioso quando Maicon ha colpito in area con il suo testolone e nessuno lo ha contrastato tranne il piede di Gillet. Ma poi l’Inter ha rischiato altre due volte di andare al gol: ancora con Maicon, successivamente con un bel infilarsi di Forlan. Niente. Non è solo sfortuna.
Difficile proporre gioco pericoloso se l’uomo destinato ad illuminarti produce una fiammella. Ancora più difficile se il gioco del centrocampo è soltanto routiniero e quello della difesa abbocca a qualunque ancheggiare. Il Bologna lo ha capito ed ha atteso con pazienza che i difensori combinassero il solito pasticciaccio. E così è stato. Nel giro di un minto Di Vaio si è trovato due volte solo: la prima per spirito vacanziero di tutta la difesa, spiazzata dal movimento di Ramirez, e dimentica della presenza di Di Vaio, che ci ha messo nulla a calciare senza nessuno intorno. Dopo un minuto anche meglio: il diavolo bolognese si è visto rifornito di assist da una svagatezza difensiva di Ranocchia, che pensava di essere in allenamento ed è andato mollemente su un pallone spingendolo dove era appostato Di Vaio. Doppietta e data da incorniciare per il pelatone che, con la maglia del Bologna, non aveva mai segnato all’Inter.
Certo, questo è anno di miracoli per chi affronta la banda del buco nerazzurra.
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