Alleati per i droni: lo strano asse tra Israele, Ucraina e Sud Corea

L'obiettivo di Seoul? Puntare sui droni per contenere le mosse della Corea del Nord. Le aziende ucraine e israeliane potrebbero offrire un grande aiuto

Alleati per i droni: lo strano asse tra Israele, Ucraina e Sud Corea
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Le aziende israeliane e ucraine stanno cercando di vendere i loro droni alla Corea del Sud. L'asse è caldissimo, visto che Seoul prevede di raddoppiare le sue forze di droni entro la fine del prossimo anno, e che i player di Tel Aviv e Kiev mirano a piazzare i loro prodotti a quanti più clienti possibili. L'obiettivo dell'esercito sudcoreano è evidente: contenere a dovere i velivoli senza pilota sviluppati dalla Corea del Nord ed evitare che Pyongyang possa nuovamente inviare i suoi droni di sorveglianza oltre confine. Molti dei droni sviluppati dalle società di Kiev e Tel Aviv sono tra l'altro stati utilizzati nella guerra in Ucraina e nelle varie crisi mediorientali, spesso realizzando eccellenti performance sul campo. È per questo che la Corea prende appunti cercando di capire su quali droni fare affidamento nell'imminente futuro.

La Corea (del Sud) ha fame di droni

Partiamo da alcuni dati. Nel 2023 il mercato globale dei droni ha raggiunto i 33,6 miliardi di dollari ma, secondo il Korea Institute of Aviation Safety Technology, aumenterà del 62,5%, a 54,6 miliardi, da qui al 2030. Sempre nel 2023, inoltre, l'Asia ha rappresentato il mercato più grande per i velivoli senza pilota, con un valore di 13 miliardi di dollari; hanno seguito Nord America (8,8 miliardi) ed Europa (7,6 miliardi). Questo significa che i margini più ghiotti per le aziende specializzate nella vendita di droni coincidono con gli attori dislocati nel continente asiatico.

Proprio come la Corea del Sud, che pochi giorni fa ha organizzato a Busan il Drone Show Korea, una specie di expo dedicata agli Uav. Tante le aziende presenti che hanno proposto i loro gioiellini. È il caso dell'ucraina Skyeton che ha esposto il suo ACS-3 già usato – e ancora in uso – nel conflitto tra Kiev e Mosca. Parliamo di un drone di sorveglianza suicida dotato di una gittata fino a 2.800 chilometri e che può volare per ben 28 ore, che soddisfa gli standard operativi militari e tecnici della Nato, e che potrebbe essere venduto all'esercito sudcoreano. Nei prossimi mesi sono previsti test di combattimento.

Affari d'oro

Come ha spiegato il settimanale Nikkei Asian Review, Skyeton è stata una delle oltre 300 aziende presenti al Drone Show Korea. All'evento c'era anche Boda, una startup sudcoreana con sede nella città sud-occidentale di Gwangju, che ha le licenze per vendere la tecnologia e il software per droni di tre aziende israeliane (High Lander, ATI ed Elsight) nell'Asia orientale."High Lander è una delle prime cinque aziende di servizi di controllo aerospaziale al mondo. Anche l'esercito israeliano utilizza il servizio dell'azienda", ha affermato Tom Kim, Ceo di Boda. ATI fornisce invece servizi di infrastruttura, formazione, regolamentazione e consulenza, mentre Elsight offre dispositivi di rete e comunicazione per droni.

Tra i prodotti autoctoni, la locale Korean Air ha mostrato il suo veicolo aereo senza pilota a media altitudine denominato KUS-FS, che produce per le forze aeree del Paese. Ma perché Seoul ha bisogno di Uav? "Siamo assolutamente indietro rispetto alla Cina. Persino l'Ucraina e l'Iran sono più avanti di noi", ha spiegato Kim Hak Ki, ricercatore emerito presso il Korea Institute for Industrial Economics and Trade.

"I droni hanno avuto un ruolo chiave nella guerra tra Ucraina e Russia. Dobbiamo raggiungerli rapidamente producendo in serie piccoli droni da combattimento e di sorveglianza", ha aggiunto lasciando intendere che non c'è più tempo da perdere.

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